Oggi a Mamoiada si è concluso lo screening Covid di 3 giorni, dove su 508 tamponi processati sono risultati 8 positivi e 3 casi dubbi.

A comunicarlo l’Amministrazione comunale, che scrive in una nota ufficiale: “La risposta del paese, tutto sommato, è stata soddisfacente. Sono stati eseguiti in totale 508 tamponi. Di questi, 8 test sono risultati positivi e i soggetti verranno segnalati all’ATS, mentre 3 sono risultati dubbi, quest’ultimo risultato appartiene ad una categoria di persone già certificate positive e liberate per decreto da ATS perché superati i 21 giorni oppure soggetti tutt’ora in regime di quarantena. La situazione parrebbe notevolmente migliorata rispetto a qualche settimana fa”.

Aggiunge il breve comunicato: “È ovvio che questo dato non certifica “un libera tutti”, quindi non legittima nessuno al disinteressamento delle regole, ma anzi deve indurre la popolazione ad un atteggiamento più responsabile, in vista soprattutto della vicinanza delle festività natalizie, per preservare e/o migliorare l’attuale condizione sanitaria in modo tale da evitare di cadere nuovamente nel baratro dell’alto numero dei contagi e soprattutto dei decessi”.

Svela l’Amministrazione: “Più avanti verranno organizzati ulteriori screening mirati a mappare una determinata fascia di popolazione. Ci teniamo a ringraziare tutti i volontari che si sono prestati al servizio della comunità, in particolare a Barbagia Emergenza – Cooperativa Sociale Onlus che con elevato spirito di servizio ha organizzato 3 giornate di screening in maniera impeccabile nonostante le notevoli difficoltà, a tutti gli infermieri che volontariamente e gratuitamente si sono spesi per eseguire materialmente i tamponi, ai membri della minoranza Mamoiada: Obiettivo Comunità per la gradita collaborazione e al paese per l’ulteriore prova di responsabilità e sensibilità”.

“Ricordiamo ancora una volta di prestare particolare attenzione alle prescrizioni anti contagio”. Conclude la nota.

Doveva iniziare oggi il suo incarico come docente di Scienze Motorie presso la scuola secondaria di primo grado di Ussana, ma Stefano Mura ha deciso di rinunciare. La motivazione è chiara: gli spazi destinati all’attività motoria risultano inadeguati e non sicuri, rendendo impossibile lo svolgimento corretto delle lezioni.

«La parte teorica può essere svolta ovunque, ma la componente pratica è la centralità della materia e non può essere sostituita con lezioni in spazi non idonei» spiega Mura, con 12 anni di esperienza nell’insegnamento. «In tutta la mia carriera non mi era mai capitata una situazione simile, quasi surreale, in cui le condizioni degli spazi impediscono del tutto l’attività motoria».

La situazione descritta dal docente è preoccupante: la palestra è attualmente inagibile, il campo da calcetto inutilizzabile, lo spazio adiacente al campo da basket delle scuole materne non è agibile, mentre l’unico spazio disponibile, il giardino anteriore della scuola, non è adatto ad attività pratiche e comporta responsabilità esclusiva del docente.

«Ritengo fondamentale che questa situazione venga portata all’attenzione degli organi competenti, sia scolastici che comunali, affinché vengano adottati interventi urgenti e concreti» continua Mura. «La sicurezza degli studenti e la possibilità di svolgere l’educazione motoria in spazi adeguati devono essere una priorità assoluta».

Il docente spera che la sua rinuncia, resa pubblica, possa richiamare l’attenzione su questi problemi e contribuire a trovare soluzioni concrete a beneficio degli studenti. «Spero che questa vicenda serva a sensibilizzare le istituzioni: non si può sacrificare l’educazione motoria per carenze strutturali che si potrebbero risolvere con interventi tempestivi», conclude Mura.