Adesso la salvezza è ufficiale: il Cagliari, col pareggio per 1-1 col Genoa, ha conquistato l’ultimo punto utile al raggiungimento dell’obiettivo finale. La partita non è stata bella, molto a senso unico per i padroni di casa, con i ragazzi di Rolando Maran che hanno pensato più a lasciar sfogare gli avversari che ad opporre una offensiva pericolosa. Il gol di Leonardo Pavoletti (15esimo in stagione, record personale in carriera) sembrava potesse valere la vittoria finale, il portiere Radu ha tenuto in gioco la sfida sulla zuccata di Romagna e poi Criscito ha chiuso il punteggio col rigore del pareggio.

CRONACA.

Il Cagliari si propone in maniera del tutto nuova rispetto al passato, con la difesa a tre e il recupero di Ionita a centrocampo. Calcio d’avvio per gli uomini di Maran che provano a controllare la manovra per cercare di servire meglio le due torri, Cerri e Pavoletti. Il Genoa riparte in contropiede sugli errori a centrocampo di Barella e compagni, poco incisivi però Pandev e Lapadula per battere l’inedita retroguardia decisa da Maran. La conclusione al volo di Criscito all’11 va alle stelle, Miguel Veloso non sorprende Cragno sugli sviluppi di un calcio di punizione da posizione favorevole. Lapadula raccoglie una palla bassa di Radovanovic e si gira per tirare a rete, Cacciatore lo mura; poi Cragno deve smanacciare un calcio d’angolo a rientrare di Veloso prima che diventi pericoloso. Ci prova al volo Bessa al 23′ ma la mira è completamente sbagliata, Cacciatore rischia l’autorete due minuti dopo nel cercare di anticipare Bessa e serve la solita istintività di Cragno per evitare il peggio. L’estremo difensore cagliaritano si supera sul sinistro di Pandev al 28′, poi Barella e compagni decidono di addormentare la gara e affidarsi alle fiammate: Pavoletti si libera di Gunter ma non riesce a saltare Radu in uscita. Il gol è nell’aria e arriva al minuto 39: Pavoletti si libera di forza di Biraschi e offre una bellissima girata di destro che non dà scampo al portiere avversario. Lapadula libera Pandev al limite, sinistro di gran lunga a lato. Il primo tempo si chiude sull’1-0 per il Cagliari.

Prandelli decide di inserire una punta in più per ottenere la rimonta. Come prima occasione, si nota una respinta di pugno di Cragno su un angolo pericoloso di Veloso. Kouamé tira a lato, il Genoa insiste a tutto campo per cercare meglio il pareggio. Il tiro-cross di Veloso costringe Cragno a deviare in angolo, Lapadula prova col tiro a volo ma è un disastro. Il Cagliari rinuncia a proporsi in fase avanzata, controlla senza problemi le velleità avversarie. Esce Pavoletti, reduce da un possibile stiramento, a favore di Joao Pedro al 65′; il colpo di testa di Kouamé è parato facile da Cragno. Nessun pericolo sul tiro al volo schiacciato di Lapadula, Maran decide di inserire Romagna e Birsa per gli stanchissimi Cacciatore e Birsa. Romagna impegna di testa Radu sugli sviluppi di una punizione al 83′, quindi tre minuti dopo c’è un check al VAR per un tocco di braccio di Bradaric in area: per Valeri è rigore, Criscito poi è glaciale dal dischetto e sigla l’1-1. Il Genoa si riversa in attacco e con Kouamé prova il colpo grosso, Cragno si oppone. Altra svolta nel recupero quando Pezzella stende Barella a centrocampo: Valeri sventola il rosso per il difensore genoano. La partita finisce qui, 1-1 tra le due squadre.

TABELLINO.

GENOA (3-5-2): Radu; Biraschi (al 82′ Pezzella), Gunter, Zukanovic; Pedro Pereira (al 45′ Kouame), Bessa, Radovanovic, Veloso, Criscito; Pandev, Lapadula (al 73′ Sanabria). All. Cesare Prandelli.

CAGLIARI (3-5-2): Cragno (7); Cacciatore (5.5) (al 75′ Romagna 6), Pisacane (6), Klavan (5.5); Srna (5.5), Barella (6), Bradaric (5), Ionita (5.5), Pellegrini (5.5); Cerri (5) (al 80′ Birsa sv), Pavoletti (6.5) (al 65′ Joao Pedro 5). All. Rolando Maran (5.5)

Arbitro: Paolo Valeri di Roma

Gol: Pavoletti (39′), Criscito (89′)

Ammoniti: Klavan (21′), Criscito (30′), Veloso (76′)

Espulso: Pezzella (93′)

Note: recupero 1′ e 5′ 

Dovunque è andato ha lasciato il sorriso e il ricordo del suo esempio di professionismo e impegno: Daniele Dessena lascia il calcio giocato a pochi giorni dal suo 37° compleanno (10 maggio).

Di strada ne ha fatto tanta quel ragazzo di origini sarde (il nonno paterno era di Benetutti), cresciuto nel Parma e in poco tempo impostosi al calcio italiano. Centrocampista duttile e dotato di grande corsa è sempre stato molto abile negli inserimenti. Dopo Parma e Sampdoria nel 2009 l’arrivo al Cagliari agli ordini di Massimiliano Allegri. Seguono due anni da protagonista alla Sampdoria e nel 2012 il ritorno al Cagliari.

Dei rossoblù diventa una bandiera, accumulando 206 presenze e mettendo a segno 12 reti, alcune delle quali bellissime. L’attaccamento alla maglia gli vale la fascia di capitano indossata sempre con orgoglio e rispetto. Dopo la retrocessione del 2016 decide di restare in maglia rossoblù e “sacrifica” di fatto una gamba infortunandosi gravemente tibia e perone in uno scontro di gioco contro il bresciano Coly. Resta fermo quasi un anno: torna in campo in Serie A e nel match del 31 ottobre 2016 segna una doppietta decisiva contro il Palermo.

Dopo due anni al Brescia e due al Virtus Entella, Dessena si trasferisce a Olbia: una scelta di vita che chiude la sua carriera nell’Isola di cui si è sempre sentito figlio, anche se con l’amarezza della retrocessione in Serie D.

“Oltre 200 presenze con la nostra maglia, quante battaglie insieme! Adesso nuove sfide fuori dal rettangolo verde ti attendono. In bocca al lupo per tutto, Desse”, si legge in un post del Cagliari Calcio.

“Smetto di giocare perché è arrivato il mio momento – ha detto il calciatore in conferenza stampa-. Sembra strano da sentire, ma sono orgoglioso di smettere anche con una retrocessione, perché mi sento di aver dato tutto. Ho raggiunto un obiettivo che forse per la gente non vuol dire niente, giustamente visto che siamo retrocessi, ma per me vuole dire tanto. L’obiettivo era di smettere in Sardegna, un obiettivo che mi son posto dopo 10 anni di Cagliari e quasi 2 qua a Olbia, dove mi sono sempre sentito a casa. Mi sento uno di voi. Son dispiaciuto molto, però è arrivato il mio momento. Ci tengo infine a ringraziare dal primo all’ultimo i miei compagni di squadra a cui penso di aver dato tanto e loro mi hanno dato tanto. Voglio ringraziare mia moglie, mio figlio Tommaso e l’altro mio figlio che deve nascere. Ringrazio tutta la mia famiglia. Penso sempre di essere stato uomo. Non ho mai avuto interessi personali, ho preso decisioni giuste e decisioni sbagliate, ma sempre per il bene della squadra, dell’Olbia e di tutte le squadre in cui ho giocato. E su questo penso che me ne vada dato atto”. Dessena ha chiuso la conferenza stampa commosso.