Marzia Cilloccu, candidata sindaca di Cagliari: “Più turismo, lavoro e servizi ai cittadini”

L'ex assessora al Turismo e Attività produttive della Giunta Zedda ha presentato ufficialmente la sua candidatura questa sera.
«Dobbiamo continuare il progetto politico che ha dato tanti risultati per Cagliari». Marzia Cilloccu ha presentato ufficialmente la sua candidatura alle primarie del centrosinistra per la corsa a sindaco, nella storica Villa Vivaldi, nel quartiere di Villanova. «Propongo un progetto aperto a tutti e a tutte, dalla società civile al mondo del lavoro, a tutti coloro che hanno a cuore il futuro della città», ha detto l’ex assessora al Turismo e Attività produttive della Giunta Zedda.
Tanti i punti del suo programma per Cagliari. Tra questi: valorizzazione della riqualificazione del fronte mare per favorire la nascita di nuove attività; incremento dell’offerta del trasporto pubblico sostenibile (car, scooter, bike sharing, metropolitana, bus elettrici) ; miglioramento del servizio di raccolta porta a porta, apportando le dovute correzioni; nuovi servizi quali centri di quartiere, presidi contro la solitudine, l’emarginazione e le dipendenze. E poi, nuovi spazi pubblici per attività culturali, sociali e sportive per giovani e anziani.
«Ho svolto il mio ruolo di assessora con entusiasmo e lo stesso entusiasmo lo metto a disposizione di Cagliari. Non ci sono bacchette magiche – prosegue – Bisogna stare sempre in mezzo alla gente, ascoltare tutti e tutte; solo così si capiscono i problemi e si possono dare delle risposte».

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Sardegna, mozione per la sospensione dei rapporti con Israele: il centrosinistra chiede una presa di posizione netta

In Consiglio regionale è stata depositata una mozione che chiede ufficialmente alla Regione Sardegna di interrompere ogni rapporto commerciale, istituzionale e di cooperazione con lo Stato di Israele, almeno fino a quando continueranno le gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Sardegna, mozione per la sospensione dei rapporti con Israele: il centrosinistra chiede una presa di posizione netta.
In Consiglio regionale è stata depositata una mozione che chiede ufficialmente alla Regione Sardegna di interrompere ogni rapporto commerciale, istituzionale e di cooperazione con lo Stato di Israele, almeno fino a quando continueranno le gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Il documento, presentato da Sinistra Futura e sostenuto dall’intera maggioranza di centrosinistra – Pd, M5s, Progressisti, Alleanza Rossoverdi, Uniti per Todde, Orizzonte Comune – segue l’esempio delle risoluzioni già approvate in Puglia e in Emilia Romagna, ed è ora in attesa di essere calendarizzato per la discussione in Aula. La mozione sottolinea come la situazione umanitaria nei territori palestinesi sia ulteriormente peggiorata negli ultimi mesi, con un numero di vittime che ha superato le 60.000 persone e oltre 120.000 feriti, tra cui migliaia di bambini. In una nota ufficiale, Sinistra Futura afferma che la Sardegna, per la sua storia, la sua posizione geografica e la sua tradizione di accoglienza, non può restare in silenzio di fronte a un tale scenario e deve contribuire attivamente alla costruzione di una prospettiva di pace. Il testo impegna la presidente della Regione, Alessandra Todde, a condannare apertamente le violazioni del diritto internazionale attribuite allo Stato di Israele, in particolare l’impiego di fame, malattie e blocco degli aiuti umanitari come strumenti di guerra contro la popolazione civile palestinese. Si chiede inoltre la sospensione immediata di ogni forma di collaborazione tra la Regione Sardegna – incluse agenzie, enti strumentali, aziende partecipate, università e centri di ricerca – e lo Stato di Israele. La mozione propone anche che la Sardegna si impegni a sostenere ogni iniziativa diplomatica per un cessate il fuoco permanente a Gaza e per la promozione di una conferenza di pace nel Mediterraneo, candidando eventualmente l’isola come sede di tale evento. Infine, il documento chiede il ripristino dei fondi regionali destinati alla cooperazione internazionale, con una linea di intervento specifica dedicata alla Palestina, e l’inserimento nei bandi pubblici di criteri che escludano l’acquisto di beni o servizi provenienti da aziende coinvolte nella violazione dei diritti umani nei territori occupati.

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