(VIDEO) Su Rai 3 protagoniste le Domus de Janas e le meraviglie dell’archeologia nuragica e prenuragica

Per la prima volta le telecamere entreranno nella Domu de Janas di Sa Pala Larga di Bonorva (SS), scoperta nel 2008 e da allora chiusa per monitoraggio e restauri.
Appuntamento, domani alle 12.25 su Rai3, con Tesori troppo nascosti, la puntata speciale di Fuori TG dedicata alle meraviglie archeologiche della Sardegna nuragica e pre-nuragica e alla loro difficile gestione e valorizzazione.
Nel corso della puntata l’inviato del Tg3 Giorgio Galleano presenterà i servizi realizzati lo scorso inverno e dedicati in particolare alle Domus de Janas decorate – tombe neolitiche di 5-7mila anni fa, candidate a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco – e alle più recenti scoperte e ipotesi sui vari utilizzi dei nuraghi e sull’agricoltura e le tecnologie della civiltà nuragica.
Per la prima volta le telecamere entreranno nella Domu de Janas di Sa Pala Larga di Bonorva (SS), scoperta nel 2008 e da allora chiusa per monitoraggio e restauri. Un montaggio più lungo (circa 35 minuti) del reportage -a metà fra il documentario vero e proprio e la cronaca-sarà disponibile, sulla pagina Facebook del TG3, al termine della trasmissione.
#Tg3 #FuoriTg "Tesori troppo nascosti"
Una ricca anticipazione della puntata di Fuori Tg di lunedì 8 aprile, in onda alle ore 12:25 su Rai Tre, sulle meraviglie archeologiche della Sardegna. Al termine della puntata, su questa pagina, pubblicheremo una versione più lunga del reportage di Giorgio Galleano.
Gepostet von FuoriTg Tg3 am Freitag, 5. April 2019
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C’è un angolo remoto della Sardegna dove la geologia incontra l’immaginazione popolare: è l’isola del Toro, il punto più meridionale dell’intera regione, una scheggia di terra vulcanica solitaria e affascinante, che emerge dalle acque 11 chilometri a sud di Sant’Antioco.
Il Toro, assieme a Vacca e Vitello, forma quella che viene chiamata, con un pizzico di ironia, la “triade bovina” dell’arcipelago sulcitano. Tre isole disabitate, rocciose e selvagge, che portano nomi da stalla ma raccontano una storia lunga milioni di anni. Ce la racconta il paleontologo Daniel Zoboli.
Dal punto di vista geologico, queste isole sono figlie del fuoco. Vacca e Vitello, come Sant’Antioco e San Pietro, risalgono al ciclo vulcanico eocenico-miocenico, che ha modellato questa parte della Sardegna fino a circa 15 milioni di anni fa. Ma l’Isola del Toro è qualcosa di diverso. È un “neck” vulcanico, ovvero il condotto centrale di un antico vulcano ormai eroso, formatosi durante un ciclo vulcanico più recente (tra Serravalliano e Pleistocene) che ha interessato varie aree dell’isola.
Le colate laviche che compongono il Toro, con una composizione tra il benmoreitico e il trachitico, sono state datate a 11,8 milioni di anni fa. Sono le prime tracce di un fenomeno che, nei millenni successivi, porterà alla formazione delle giare, del Monte Arci e del Montiferru, dando alla Sardegna alcune delle sue strutture geologiche più imponenti.
Con una superficie di appena 11 ettari e un’altitudine massima di 112 metri, il Toro si impone più per la sua posizione estrema e la sua origine profonda che per la sua estensione. Sospeso tra mare e magma, rappresenta non solo il limite fisico meridionale della Sardegna, ma anche un testimone immobile di una lunga storia vulcanica che ha scolpito il volto dell’isola.

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