Più truffe online in Sardegna nel 2018. Nel bilancio annuale dell’attività del Compartimento della Polizia postale della Sardegna si legge che nell’Isola nel 2018 sono state 57 le persone deferite per truffe in rete e 3 per violazione del diritto d’autore. 

Secondo i dati della Polizia Postale le truffe on line in Sardegna sarebbero in crescita: nel 2018 infatti, oltre alle 57 persone deferite, la Polizia ha ricevuto circa 463 segnalazioni di truffe o tentate truffe.

14 persone invece sono state denunciate e due arrestate per reati legati alla pedopornografia, a seguito della verifica di 1047 siti web, mentre 7 persone sono state denunciate per diffamazione. Tra i reati contro la persona perpetrati sul web è in crescita il ricatto online con dati che comunque vengono considerati parziali e ridotti rispetto alla vera entità del fenomeno.

Sono significativi anche i numeri dei cybercrimini finanziari, legati in questo caso ai cosiddetti “money mules”. Con la collaborazione di altri trenta Paesi, infatti, è stata portata a termine di recente l’operazione “Emma4” che ha consentito di individuare appunto 13 “money mules”.

«Si tratta – hanno spiegato all’Ansa gli specialisti della Polizia – di riciclatori primi destinatari delle somme provenienti da attacchi informatici e campagne di phishing, che offrono la propria identità per l’apertura di conti correnti e carte di credito sui quali vengono poi accreditate le somme illecitamente carpite».
Altre tre persone, infine, sono state denunciate per frode informatica e utilizzo illecito di codici di carte di credito.

Beniamino Zuncheddu ha commentato la notizia del rientro in Italia di Chico Forti.

“Beniamino Zuncheddu ha a cuore la sorte e i diritti di tutti i detenuti, quindi è molto felice che Enrico Forti abbia ottenuto di scontare la sua condanna in Italia e che le istituzioni si siano prodigate per favorire che ciò accadesse” ha detto il suo avvocato Mauro Trogu.

“Non nasconde però la sua delusione per essere stato totalmente ignorato da quelle stesse istituzioni che sembrano guardare più a ciò che accade nei tribunali esteri che non a come viene amministrata la giustizia in Italia, e non si sono accorte della sua assoluzione con formula piena (per non aver commesso il fatto) dopo quasi 33 anni di carcerazione” ha poi aggiunto il legale.