Marina Piccola: weekend di canottaggio internazionale con la “Ohanamana Cup”
Sole, mare, competizione e tanto sport: al via la tre giorni con la “Ohanamana Cup” e il canottaggio internazionale. Attesi grandi campioni e serata finale con danze e musiche direttamente da Tahiti
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L’ha detto Yuri Marcialis incontrando i giornalisti stamane nella sede dell’assessorato comunale alla Pubblica istruzione, Sport e Politiche giovanili di viale San Vincenzo. Con lui gli organizzatori della gara, Luca Calandrino, presidente in Sardegna della FICK (Federazione Italiana Canoa Kayak), e Guido Calì, presidente della ASD Kauna Team: “la gara si terrà nel Golfo degli Angeli in uno dei giorni tra il 14 e il 16 settembre in funzione delle migliori condizioni meteo”, hanno spiegato. Infatti la disciplina dell’oceanracing si pratica al meglio in presenza di vento e onde. Pertanto “la partenza e l’arrivo saranno quindi Marina Piccola e Geremeas (circa 21 chilometri); a seconda che soffi Maestrale o Libeccio, le località saranno invertite”.
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“Sono nella città di Gigi Riva, il mito di un tempo in cui ero solo”: la poesia di Franco Arminio per Cagliari

“Quando arrivo a Cagliari sono un bambino”. Così inizia la poesia che Franco Arminio, poeta e paesologo tra i più amati d’Italia, ha dedicato alla città in occasione della sua breve permanenza nel capoluogo sardo per alcune presentazioni letterarie. Un testo semplice e luminoso, pubblicato sui suoi canali social, che è insieme dichiarazione d’amore e confessione intima.
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“Quando arrivo a Cagliari sono un bambino”. Così inizia la poesia che Franco Arminio, poeta e paesologo tra i più amati d’Italia, ha dedicato alla città in occasione della sua breve permanenza nel capoluogo sardo per alcune presentazioni letterarie. Un testo semplice e luminoso, pubblicato sui suoi canali social, che è insieme dichiarazione d’amore e confessione intima.
In poche righe, Arminio intreccia memoria e identità, infanzia e mito, lasciando emergere il legame profondo con un luogo che sembra risvegliarlo ogni volta. “Sono nella città di Gigi Riva”, scrive, evocando il simbolo per eccellenza non solo dello sport, ma anche di un modo di essere cagliaritano: schivo, leale, autentico. Riva, l’eroe silenzioso di un tempo in cui il poeta si riconosce ancora, diventa figura della purezza perduta, dell’infanzia che sopravvive nelle passioni che non si dimenticano.
Nella poesia, la luce di Cagliari – “che allora non sapevo com’era bella” – si trasforma in rivelazione. È una luce che parla di consapevolezza, di maturità, di un ritorno che non è solo geografico ma esistenziale. “Vivere è sapere che non si entra mai nella propria vita”, scrive Arminio, come se ogni approdo fosse sempre un inizio mancato, un tentativo di riconciliarsi con ciò che si è stati.
Il poeta campano, da sempre attento alle anime dei luoghi e ai paesaggi interiori che custodiscono, trova in Cagliari una geografia dell’anima: una città che lo riporta a sé stesso, che lo riaccende nel ricordo di un bambino che sognava di essere Gigi Riva.
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