Eleonora Cattrocci, originaria di Olbia, vive e lavora nella città gallurese. La creatività e la manualità ce l’ha nel sangue e nel 2011 inizia a realizzare a mano dei gioielli da regalare alle amiche. Ma è nel 2012, dopo la nascita di sua figlia Martina, che si aprono per lei due strade parallele ma collegate tra loro: da una parte c’è la fibrosi cistica diagnosticata a Martina, una malattia genetica rara e degenerativa; dall’altra ci sono l’ago e il filo che Eleonora prende in mano per trascorrere le giornate in ospedale con la sua bambina.

«Quando le è stata diagnosticata la malattia, Martina è stata ricoverata per 40 giorni a Roma – racconta Eleonora – e io sentivo il bisogno di sfogare la preoccupazione e i pensieri negativi». Si innamora, poi, di una tecnica che arriva da lontano e che inizia a studiare: il soutache. Il soutache è una tecnica russa utilizzata tradizionalmente per la realizzazione degli alamari delle uniformi dei militari russi, poi ripresa in altri ambiti negli anni ’80; per i suoi dettagli e l’eterogeneità dei materiali questa tecnica richiede una lavorazione interamente a mano e quindi è necessaria molta pazienza e precisione.

La lotta quotidiana contro la malattia della sua bambina ha fatto allora nascere in Eleonora la voglia di trasformare questo dolore in colori e forme che infondono bellezza, dandole la spinta giusta per iniziare questo percorso artigiano e artistico. Nasce, quindi, MEG jewels. «MEG sta per Martina, Eleonora e Giorgio, mio marito, – spiega Eleonora – volevo un nome che racchiudesse in modo discreto l’essenza delle mie creazioni che nascono proprio da noi e dalle nostre giornate». Tutti i gioielli, infatti, sono creazioni uniche perché legate indissolubilmente al momento in cui vengono pensate e realizzate. «I colori, i materiali e le forme che scelgo si ispirano al mio stato d’animo e a come sono andate le nostre giornate – continua -. Parto infatti da una sensazione personale e butto giù dei bozzetti».

Le sue creazioni, orecchini, bracciali, spille, collane e inserti per abiti e accessori, in vendita oltre che nello suo negozio online anche in alcune città dell’isola e del continente come Firenze e Vicenza, sono tutti rigorosamente realizzati a mano. Ed è proprio la loro fattura e la scelta accurata dei materiali che nobilitano questi gioielli. Dietro un paio di orecchini, infatti, ci sono almeno 3 ore di lavoro, che possono arrivare a 12 o 15 se si tratta di una collana molto elaborata. C’è sempre, poi, una ricerca costante nei materiali che Eleonora seleziona personalmente, dalle pietre ai cristalli Swarovski, argento, oro, dalla seta alla viscosa al cachemire, sino ai tessuti e ai ricami della tradizione sarda.

I MEG jewels sono gioielli per tutti i giorni ma anche per occasioni speciali, come il matrimonio. Nel 2013, durante l’organizzazione del proprio matrimonio, Eleonora ha sviluppato una linea speciale di gioielli e applicazioni dedicate alle spose. «Quello del matrimonio è un mondo creativamente molto interessante – racconta – . Le spose ti danno sempre nuovi stimoli perché cercano qualcosa di speciale da abbinare e adattare al proprio abito». Inserti per abiti, scarpe, cinture, fermagli per capelli e decorazioni per veli, sono solo alcune delle creazioni che Eleonora realizza per le sue spose che ormai la contattano non più solo in Sardegna. «A Olbia collaboro stabilmente con un atelier di abiti da sposa – spiega – ma le future spose ormai mi chiamano anche da altre città, come Torino, Verona e lavoro perciò a distanza». Di recente, poi, con la sua linea per spose Eleonora ha partecipato ad Alghero all’evento “Inspiration Wedding”, un salone dedicato al matrimonio, destando l’interesse della rivista di moda “Elle”.

Nato dalla voglia di superare dei momenti difficili, il mondo di MEG jewels porta una ventata di colore a tutte le donne che indossano questi gioielli che, al pari di un’opera d’arte, sanno donare loro delle emozioni infondendo bellezza nello spirito.

L’architetto sardo che celebra la biodiversità con il suo giardino premiato a livello mondiale.

In un’epoca in cui l’attenzione verso la sostenibilità e la biodiversità diventa sempre più cruciale, l’architetto sardo Jacopo Ducato Ruggeri emerge come una figura di spicco nel panorama internazionale del paesaggio.

Originario di Guspini e attualmente residente in Svizzera, Ducato Ruggeri ha conquistato il riconoscimento mondiale al concorso “Progettista dell’Anno 2025 under 30”, un evento annuale organizzato dalla Royal Horticultural Society (RHS), di cui Re Carlo III d’Inghilterra è patrono. Con il suo progetto “Dune Garden”, ha portato a casa il secondo posto, firmando un’opera che si distingue non solo per la sua bellezza estetica, ma anche per il suo messaggio forte e chiaro a favore della preservazione dell’ambiente.

“Dune Garden” non è semplicemente un giardino. È una celebrazione della biodiversità e dell’ecosistema, un invito a riflettere sul nostro rapporto con la natura. Allestito durante il Flower Show di Wentworth Woodhouse nel South Yorkshire, il giardino di Ducato Ruggeri si presenta come un paesaggio dunale immaginario, dove erbe morbide, primule e rose selvatiche si intrecciano con cardi ispidi e pini, omaggiando le peculiarità della flora locale. Jacopo ha saputo tradurre le suggestioni dei luoghi di origine, Guspini e Arbus, in un’opera che incarna perfettamente il concetto di bellezza inclusiva.

Il progetto ha catturato l’attenzione della BBC, che lo ha selezionato come giardino simbolo per un documentario dedicato alla visione del giovane architetto sardo. Non solo: “Dune Garden” ha attirato anche l’interesse di Brandon Thatchers, leader mondiale nella creazione di scenografie per il settore cinematografico e televisivo di Hollywood, che ha sponsorizzato il progetto per il suo enorme potenziale narrativo e visivo. Un risultato che conferma la validità della proposta di Ducato Ruggeri e il suo impegno nella valorizzazione di spazi naturali spesso trascurati.

Dal punto di vista progettuale, “Dune Garden” rappresenta un manifesto della botanica queer, un concetto secondo il quale la diversità non è solo accolta, ma celebrata in tutte le sue sfumature. L’architetto sottolinea come la vera bellezza di un ecosistema non risieda nel possesso o nel controllo, ma nell’accompagnare la natura nel suo processo di crescita. Questa filosofia di design si traduce in uno spazio accogliente e armonioso, dove il coltivato e il non coltivato coesistono senza sopraffazione, promuovendo un equilibrio virtuoso tra le diverse forme di vita.

Il progetto di Ducato Ruggeri invita a vivere la natura a piedi nudi, direttamente a contatto con il suolo sabbioso, lasciando impronte di un passaggio rispettoso. Il giardino è privo di cemento, richiamando la cultura svizzera del depavimentare, e gli arredi, realizzati in legno, si integrano perfettamente con l’ambiente circostante. Un’impareggiabile doccia all’aperto consente all’acqua di tornare a nutrire la terra, completando così un ciclo naturale che parla di responsabilità ecologica.

Ma “Dune Garden” non è solo un approdo di bellezza e sostenibilità. È anche un viaggio che unisce geografie e storie. Inizia dai luoghi d’origine di Jacopo, passando per la costa sarda con le sue dune spettacolari, fino ad arrivare alle influenze culturali e ambientali della Svizzera. Attraverso questo percorso, l’architetto racconta non solo la sua storia personale, ma anche quella di una comunità intera, evidenziando l’importanza di ripensare il nostro modo di interagire con l’ambiente.

Jacopo Ducato Ruggeri ha compiuto un’importante opera di sensibilizzazione, affermando che ogni pianta, ogni terreno, ogni elemento naturale ha un proprio valore intrinseco. Il suo approccio innovativo al giardinaggio invita a considerare il paesaggio come un linguaggio da scrivere e riscrivere, dove le piante, i suoli e i compost diventano un vocabolario attraverso cui esprimere idee di inclusione e rispetto. La biodiversità è, secondo lui, un concetto queer, che mette in luce la bellezza dell’eterogeneità e invita a riconoscere il valore di ogni forma di vita.

In un mondo in cui la crisi climatica è un tema sempre più presente, l’opera di Ducato Ruggeri si erge come esempio luminoso di come l’arte della progettazione di spazi verdi possa contribuire a un futuro più armonioso e sostenibile. Il suo “Dune Garden” non è solo un giardino, ma un manifesto per un cambiamento culturale che abbraccia la diversità in tutte le sue forme.