Villacidro in festa per il ritorno del figliol prodigo Fabio Aru dalle fatiche del Tour e della Vuelta. Il Cavaliere dei Quattro Mori è stato infatti il protagonista del “PedalAru 2017“, manifestazione che permette a ciclisti e fan di incontrare il ragazzo e passare qualche ora con lui in sella ad una bicicletta.

(foto di Stefania Reginali)

L’evento ha avuto luogo dalle 9 ore in piazza Dessì con l’incontro di Aru coi bambini venuti da tutta la Sardegna, vista la presenza delle società di Iglesias, Pattada, Ozieri, Guspini e Cagliari. I piccoli ciclisti hanno potuto fare un piccolo giro con il loro idolo, quindi hanno preso parte ad una serie di percorsi organizzati dal Fan Club Fabio Aru assieme alla Società Ciclistica Monteponi di Iglesias e alla Società Ciclistica Piscina Irgas. Una gioia collettiva per i più piccoli che hanno potuto sfrecciare sull’erba e in strada, mentre gli adulti si sono radunati davanti al Parco Comunale per compiere il percorso più lungo – circa un’ora di corsa in un circuito di 17 km da percorrere due volte, caratterizzato dalla presenza della salita “Sa Pesada Manna”, dotata di una pendenza vicina al 13%. Un giro eseguito ad un ritmo sostenuto, con piccole chiacchiere tra i presenti e molti selfie alla partenza.

« Sono felice di essere qui » ha dichiarato Aru poco prima di compiere il percorso con gli adulti, « mi sono allenato anche ieri, e questo per me è un modo di staccare e di stare assieme a tanti amici e al loro affetto. Per me è la cosa più importante. La prossima stagione? Ci penserò nei prossimi due mesi, ora voglio godermi un po’ di riposo. Sono sicuro però che il prossimo anno ci toglieremo grandi soddisfazioni ». Al suo fianco Paolo Tiralongo, ormai ex ciclista e attualmente suo agente che sorride sornione e conferma come uno degli obiettivi del Cavaliere dei Quattro Mori sarà sicuramente il campionato mondiale 2018 previsto in Austria. Il ricavato della manifestazione verrà devoluto interamente in beneficienza e conferma l’amore dei villacidresi per il ragazzo di casa, dimostrato anche dalle case colorate del tricolore per omaggiare la sua vittoria ai campionati italiani 2017. Un modo per Aru per smaltire le tossine degli ultimi eventi e dimenticare il rapporto non più idilliaco col team Astana. Nelle prossime settimane infatti conosceremo la nuova destinazione.

Un’atmosfera intima e vibrante ha avvolto ieri il Conservatorio di Cagliari durante il concerto di Patty Pravo, icona intramontabile della musica italiana, che ha scelto il capoluogo sardo come tappa del suo tour. Ma prima ancora che le luci si abbassassero e la voce inconfondibile di Nicoletta Strambelli riempisse la sala, un messaggio è stato diffuso al pubblico: niente telefoni, niente foto o video durante lo spettacolo.

Patty Pravo a Cagliari, foto condivisa dalla cantante

Un appello semplice, ma potente. Un invito a scollegarsi dai dispositivi per connettersi davvero con la musica, con l’artista, con l’emozione del momento. E Patty Pravo, che da sempre ama il contatto diretto con il suo pubblico, ha scelto di unirsi a quella sempre più ampia schiera di artisti che chiedono rispetto per il presente, per il tempo condiviso, per lo spazio sacro del live.

Il gesto, ormai sempre più diffuso, riaccende una riflessione necessaria: i telefoni durante i concerti sono diventati una distrazione costante, per chi guarda ma anche per chi ascolta. Trovarsi davanti qualcuno che filma per interi minuti, con lo schermo sollevato sopra la testa, spezza la magia e impone agli altri spettatori un filtro digitale tra sé e la scena.

Eppure, nonostante il fastidio diffuso, non riusciamo a farne a meno. È il riflesso di un’epoca in cui l’esperienza non sembra esistere davvero se non è documentata. Ma cosa perdiamo nel frattempo? Forse proprio l’essenza dell’evento: la musica, la voce, le emozioni in presa diretta.

Quella di Patty Pravo, dunque, non è una semplice richiesta tecnica, ma un atto d’amore per la musica e per il pubblico: “Godetevi l’attimo”, sembra dire, “perché è unico e irripetibile”. Un invito prezioso, soprattutto in tempi in cui la memoria viene affidata più allo storage del telefono che al cuore.