“Non svendete la Sardegna”. L’appello di Beppe Severgnini a Pigliaru

Il suo amore per la Sardegna è noto. Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera e volto televisivo, negli anni ha dimostrato la sua ammirazione per l’Isola a suon di tweet, post e articoli. Uno di questi (anzi due, se
Il suo amore per la Sardegna è noto. Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera e volto televisivo, negli anni ha dimostrato la sua ammirazione per l’Isola a suon di tweet, post e articoli. Uno di questi (anzi due, se si aggiunge il tweet comparso sul suo account questa mattina), mette in guardia la Giunta Pigliaru dai danni che le modifiche al Piano Paesaggistico regionale del 2006, previste da un disegno di legge urbanistico approvato in Consiglio lo scorso marzo.
Sotto la lente di ingrandimento del giornalista del Corsera, gli articoli 43 e 31 che considera “spaventosamente generici”, lasciando spazio ad interpretazioni che metterebbero a rischio la verginità delle coste sarde, dando carta bianca a progetti di scriteriati e a pericolosi aumenti delle cubature delle strutture già esistenti.
Un appello accorato, quello del giornalista milanese, che chiede di preservare il carattere “selvaggio” che Madre Natura ha dato in dono alla Sardegna, considerata dalle righe del Corriere della Sera, ben più che “i Caraibi d’Italia”. Nello specifico «sono due le questioni insidiose. Prima di tutto l’art. 43 che permette, nel caso di progetti di particolare rilevanza economica e sociale, un accordo tra investitori e governo regionale, in deroga al Piano Paesaggistico. L’indicazione è spaventosamente generica. I costruttori, ovviamente, sosterranno che un inutile villaggio turistico a ridosso di una spiaggia vergine ha una “particolare rilevanza economica e sociale”. E qualcuno — scommettiamo? — fingerà di credergli. C’è poi l’art. 31, che consentirebbe agli alberghi esistenti di aumentare i volumi del 25%. Come: ancora? Non l’aveva già concesso la giunta Cappellacci (centrodestra)?».
E così Severgnini lancia un appello ai suoi amici sardi: «È comprensibile che le grandi società turistiche ci provino. È incomprensibile che i sardi lascino fare». Una richiesta che tocca nel cuore dell’identità e dell’orgoglio sardo: «I costruttori sono quasi sempre continentali, in qualche caso stranieri. I vantaggi, per l’imprenditoria sarda, sono modesti. Qualche impianto in corso di costruzione; qualche lavoro stagionale durante la gestione. Ve lo chiede uno che vi vuole bene: scusate, volete vendere i gioielli di famiglia per così poco?»

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