Sanità, sindacati in agitazione: “Manifestazione a marzo e se serve siamo pronti a uno sciopero generale”

Medici, infermieri e personale degli ospedali sardi scenderanno in piazza a marzo per protestare contro i vertici regionali sulle condizioni della sanità sarda. Lo hanno annunciato stamattina le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil in una conferenza stampa. Manifestazione
Medici, infermieri e personale degli ospedali sardi scenderanno in piazza a marzo per protestare contro i vertici regionali sulle condizioni della sanità sarda. Lo hanno annunciato stamattina le tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil in una conferenza stampa.
Manifestazione confermata a marzo e se non arriveranno risposte concrete i lavoratori sono pronti a scioperare. «Questa sanità – ha detto Fulvia Murru Uil – non risponde alle esigenze di salute e cura dei cittadini che pagano sempre di più e in risposta non ricevono servizi di qualità. La Giunta si deve far carico di una sanità che non funziona. Vogliamo risposte, il personale lavora senza una organizzazione accettabile e tutto è lasciato al loro spirito di sacrificio. Oggi la sanità è crollata su tre pilastri fondamentali: non ci sono i finanziamenti del governo nazionale e la giunta non è stata in grado di farsi dare i soldi che servono ai sardi. a completare il quadro cattiva organizzazione e una spesa che continua a crescere».
«Le relazioni sindacali con l’assessore – ha spiegato Nino Cois, Cgil – sono praticamente inesistenti, nonostante le nostre continue richieste di confronto. Siamo stati costretti a gennaio a sollecitare l’intervento del prefetto per proclamare lo stato di agitazione. I problemi più gravi riguardano i servizi che stanno peggiorando in un modo molto pericoloso per i cittadini ma anche per i lavoratori del servizio. Per non parlare degli stipendi, tra i più bassi d’Italia. Vogliamo un tavolo di confronto e tutti i dati per l’avvio di una vertenza».
La nuova Ats rischia di essere la pietra tombale della nostra sanità. La parità di condizioni tra i diversi territori, una delle più grandi conquiste dal dopoguerra è minata dalle politiche della regione Sardegna.

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