Si è conclusa l’iniziativa “I Campioni della Solidarietà”, il torneo di fantacalcio benefico che negli ultimi mesi ha coinvolto 48 amministratori locali sardi provenienti da 16 comuni dell’isola. Un progetto che, dalla sua nascita fino all’atto finale, ha rappresentato un esperimento concreto di collaborazione trasversale, capace di mettere in secondo piano appartenenze politiche e ruoli istituzionali per concentrarsi su un obiettivo condiviso: sostenere il volontariato e rispondere a bisogni reali del territorio.

Promosso dall’associazione Amici del Fantacalcio di Iglesias, il torneo ha visto la partecipazione di figure istituzionali di primo piano – tra cui un senatore, un ex deputato, consiglieri regionali, sindaci, assessori e consiglieri comunali – ciascuno dei quali ha contribuito con una quota di iscrizione a offerta libera, destinando il ricavato a un’associazione di volontariato scelta personalmente.

Le realtà beneficiarie operano in ambiti diversi e complementari: assistenza ai bambini ricoverati in ospedale, supporto alle persone con disabilità o affette da malattie croniche, aiuto alle famiglie in difficoltà economica, protezione civile e salute pubblica. Anche in questa edizione, come nelle precedenti, il fantacalcio si è trasformato da semplice gioco a strumento di raccolta fondi e di impegno sociale, proseguendo un percorso che negli anni ha già portato a donazioni concrete come defibrillatori per i comuni sardi, attrezzature sanitarie per i reparti ospedalieri e generi alimentari per le famiglie più fragili.

A conclusione del torneo, la classifica finale ha definito anche la destinazione delle principali donazioni. A vincere è stato Francesco Melis, vicesindaco di Iglesias, che destinerà 1.620 euro all’associazione Soccorso Iglesias. I fondi saranno impiegati per il progetto Iglesias Cardioprotetta, finalizzato all’acquisto e all’installazione di defibrillatori in punti strategici della città.

Al secondo posto si è classificato Alberto Francu, consigliere comunale di Iglesias, che ha scelto di devolvere la propria donazione all’associazione Lo Specchio Dan, impegnata nel supporto a persone con gravi disturbi del comportamento alimentare. Le risorse raccolte saranno utilizzate per attività di outdoor therapy.

Il terzo posto è andato a Camilla Soru, consigliera regionale, che sosterrà la Fondazione Dottor Sorriso. La donazione di 730 euro contribuirà alle attività di clown terapia già attive in tre reparti dell’ospedale Brotzu di Cagliari.

La cerimonia di chiusura e premiazione segna ufficialmente la fine di questa edizione del torneo e si terrà il 29 dicembre alle 16:30, nella Sala Remo Branca di Iglesias. Un momento conclusivo che non rappresenta soltanto la fine di una competizione, ma la sintesi di un percorso condiviso, in cui amministratori di diversi territori e orientamenti hanno scelto di collaborare, dimostrando come il servizio alla comunità possa trovare forme nuove e concrete anche fuori dai contesti istituzionali tradizionali.

Negli anni Settanta, in via Cocco Ortu, c’era una boutique che più di ogni altra riuscì a intercettare i sogni, lo stile e le ambizioni di un’intera generazione. Non era soltanto un negozio di abbigliamento maschile, ma un vero punto di riferimento per chi voleva vestire alla moda, senza lasciare Cagliari.

L’intuizione fu semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria: viaggiare fino a Roma per scoprire le ultime tendenze e portarle in Sardegna, anticipando mode che altrove sarebbero arrivate molto più tardi. Dietro quell’idea c’era un imprenditore visionario, che diede alla boutique il proprio nome, trasformandola in un simbolo di eleganza e modernità. Avete capito di chi parliamo? Si tratta di Bruno Sechi e della sua boutique Brunse, che venne chiamata così per il nome del proprietario.

Foto condivisa da A.Soro nel gruppo FB, Cagliari Tra Passato e Presente Notizie Arte e Cultura

Tra quelle vetrine sono passate camicie dal collo largo, pantaloni scampanati, loden, cinturoni con maxi fibbie: capi che oggi raccontano un’epoca e che allora rappresentavano il desiderio di distinguersi. I giovani cagliaritani trovavano tutto ciò che serviva per sentirsi al passo coi tempi, mentre tra i clienti più affezionati figuravano anche i calciatori del Cagliari, icone di stile e successo.

Nel 1979 il negozio cambiò nome in Brillantina, segnando una nuova fase della sua storia, ma senza perdere la propria identità. Il successo fu tale che il format venne replicato anche a Quartu, dove Riccardo Sechi, fratello del fondatore aprì un altro punto vendita, mantenendo lo stesso stile e la stessa filosofia.

Oggi quelle immagini in bianco e nero, con i commessi e il proprietario ritratti davanti alla boutique, raccontano molto più di un’attività commerciale: raccontano un momento in cui la moda diventò linguaggio, appartenenza e sogno condiviso, lasciando un segno indelebile nella memoria della città.