Dopo i casi di intossicazione da botulino legati alla Festa Latina di Monserrato, sta circolando su WhatsApp un messaggio audio che parla di oltre dieci bambini e numerosi adulti in gravi condizioni all’ospedale Brotzu. Si tratta di una notizia falsa, smentita dalle autorità sanitarie.

I ricoveri confermati sono sei: tre al Brotzu, due al Policlinico Duilio Casula e uno al Gemelli di Roma, dove è stato trasferito un undicenne inizialmente in Rianimazione a Cagliari. Tra i pazienti anche il padre del bambino e un altro uomo, entrambi sottoposti a trattamento con siero antibotulinico. Le condizioni sono serie, ma non c’è alcuna emergenza pediatrica.

Il messaggio allarma anche sull’evento in corso in Ogliastra, ma le verifiche hanno confermato che la fonte dell’intossicazione è circoscritta a un chiosco che serviva guacamole contaminato. Non tutti i punti ristoro della manifestazione sono coinvolti.

Le autorità stanno effettuando controlli mirati e la situazione è sotto controllo. È importante non diffondere notizie infondate: in caso di sintomi sospetti, bisogna rivolgersi subito a un ospedale, evitando di alimentare il panico.

C’è una Sardegna che resiste al tempo, che non dimentica le proprie radici e continua a custodire saperi antichi con la stessa cura di un tesoro. È questa la Sardegna raccontata dal giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che ha condiviso la sua esperienza in un’azienda agricola con agriturismo nel cuore del Sulcis: Sogno Sulcitano.

Qui, a conquistare subito l’attenzione, è Nerina, ultrasettantenne instancabile che ogni giorno, dall’alba al tramonto, lavora con dedizione in un forno che ha 250 anni di storia. Con mani esperte e gesti tramandati da generazioni, impasta grani antichi coltivati direttamente dall’azienda per dare vita a pane fragrante, fregula – “la migliore mai assaggiata fino ad ora”, scrive Ranucci – fettuccine e dolci che non sono semplici ricette, ma vere opere d’arte capaci di racchiudere sapori perduti.

Nerina non ha mai preso un aereo. Ha scelto di restare saldamente ancorata al suo mondo, fatto di forno caldo, terra e tradizioni. Una vita semplice e straordinaria, nella quale però non manca la passione per la lettura, che coltiva con la stessa intensità della sua arte in cucina.

Il racconto di Ranucci è un omaggio a quella Sardegna che non cede all’omologazione, ma continua a custodire le proprie radici, trasformandole in un’esperienza sensoriale unica, da assaporare e da tramandare.