Un anno senza Michael Frison: “Ho il cuore a pezzi ma continuerò a cercarlo, aiutatemi”

“Viviamo in un limbo, ma io non mi fermerò. Chiedo verità, collaborazione internazionale e che nessuno dimentichi mio figlio.”
È passato un anno, ma per Cristina Pittalis il tempo sembra essersi fermato a quel maledetto 12 luglio 2024, l’ultimo giorno in cui ha sentito la voce di suo figlio Michael. Da allora, il silenzio. Il vuoto. E una ferita che ogni giorno si riapre. “Oggi scrivo con il cuore a pezzi – racconta – perché è un anno esatto che il mio amato Michael è scomparso nel nulla.” Michael, 17 anni, nato in Gran Bretagna ma innamorato della Sardegna, era in vacanza dai nonni, terra che considerava la sua seconda casa. Doveva rientrare a breve, dalla madre e dal fratellino, ma non è mai più tornato.
Quel giorno, in un afoso pomeriggio in cui il termometro superava i 40 gradi, Michael si trovava in un terreno nella campagna sarda insieme a una ragazza conosciuta online, Niomi, e ad altre due persone, proprietari del luogo. Tutti raccontano che Michael non stesse bene, che fosse in stato confusionale, eppure – inspiegabilmente – lo hanno lasciato andare via da solo, a piedi, senza telefono, senza acqua, senza alcun supporto.
“Non lo hanno cercato subito. Non hanno avvisato i vicini. Quando è calata la notte sono andati a dormire, come se nulla fosse”, accusa Cristina. Lei, intanto, era in Inghilterra. La notizia le è arrivata soltanto 36 ore dopo, con un messaggio su Messenger. È stata lei, da lontano, a sollecitare i presenti a chiamare i Carabinieri e a far partire le ricerche.
Da allora, per Cristina e il suo figlio più piccolo è cominciato un incubo. Niomi – riferisce la madre – ha raccontato almeno tre versioni diverse di quanto accaduto e poi è sparita. Le autorità italiane non hanno trattenuto né identificato la ragazza, che oggi risulta introvabile. “Per me è come se fosse fuggita. È latitante, ma nessuno la sta cercando. E io non riesco a farmene una ragione.” Nel frattempo, la famiglia vive in un limbo carico di dolore, incertezza e solitudine. “Cerchiamo di andare avanti, ma la verità è che ogni giorno senza sapere dov’è Michael è una ferita che non si rimargina.”
A un anno dalla scomparsa, Cristina lancia un appello pubblico: “A chi sa qualcosa, anche un dettaglio minimo: vi prego, fatevi avanti. Non importa quanto possa sembrare insignificante, potrebbe essere decisivo”. A Niomi: “se hai ancora un briciolo di umanità, parla. Dì la verità”. “Alle autorità italiane chiedo: fate tutto ciò che è in vostro potere. Attivate l’Interpol. Michael è cittadino britannico ed è scomparso in Italia. Serve collaborazione internazionale, serve volontà.”
Cristina non chiede miracoli. Chiede verità. Chiede che Michael non venga dimenticato. Chiede giustizia per suo figlio. La gratitudine per chi non ha smesso di cercare In mezzo al dolore, la donna non dimentica chi le è stato accanto. “Vorrei ringraziare tutte le persone che dal primo giorno, senza nemmeno conoscermi, sono state presenti: chi ha aiutato nelle ricerche, chi mi ha sostenuta quando le gambe non mi reggevano. In voi ho trovato una famiglia. Grazie dal cuore.” Un ringraziamento speciale va alla dott.ssa Maria F. Marras, legale che ha seguito il caso con dedizione: “In un momento delicatissimo ho avuto la fortuna di incontrare una professionista seria, preparata, attenta ed empatica. Mi sono sentita ascoltata, capita e rappresentata. Maria, grazie per la tua passione, per l’impegno e l’anima che metti in ciò che fai. Sei un punto di riferimento raro e prezioso.”
Oggi Michael compie simbolicamente un anno di assenza, ma la sua storia resta viva nel cuore di chi lo ama. Cristina continuerà a lottare, finché non arriveranno risposte. Finché qualcuno non parlerà. Finché non sarà fatta giustizia.

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