«Quanto deve durare l’indagine sul “canile lager” di Musei?», la rabbia dei volontari per i due anni di silenzio

Musei, il caso del canile denunciato come "lager": due anni di silenzio e nessuna risposta.
A due anni dalla denuncia presentata dall’associazione Stop Animal Crime, il caso del canile di Musei (Sud Sardegna) resta avvolto in un silenzio che i volontari definiscono assordante e inspiegabile. Era dicembre 2022 quando l’organizzazione animalista portò alla luce gravi irregolarità all’interno della struttura, gestita dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC), parlando apertamente di “canile lager”.
Secondo la denuncia, le condizioni in cui versavano gli animali erano allarmanti: cani malnutriti, spazi inadeguati, strutture fatiscenti e situazioni di potenziale maltrattamento. Le immagini e le testimonianze raccolte fecero il giro della rete, suscitando indignazione e richieste di intervento. Eppure, a distanza di due anni, la procura non ha ancora concluso le indagini. Nessuna misura concreta è stata presa, nessuna risposta ufficiale è arrivata.
I volontari che seguono la vicenda si domandano: quanto può durare un’indagine per accertare fatti documentati e denunciati pubblicamente? E soprattutto, quante altre segnalazioni devono essere ignorate prima che si intervenga a tutela degli animali?
Nel frattempo, i gestori del canile, in risposta alla denuncia, hanno replicato tramite la pagina social ufficiale, sottolineando come la struttura sia soggetta a controlli regolari da parte delle autorità competenti. In particolare, viene citata l’ispezione dei NAS di Cagliari del 15 novembre 2022, nella quale si affermava che “i cani si presentano in buono stato di salute, ben nutriti ed esenti da comportamenti anomali o stereotipati” e che “le condizioni igienico-sanitarie del canile risultano confacenti all’attività svolta”.
Ma per Stop Animal Crime e per molti attivisti la questione resta aperta. Le immagini, i video, le testimonianze raccolte parlano di una realtà ben diversa da quella fotografata dai controlli ufficiali. Il timore è che la lentezza della giustizia e la mancanza di trasparenza rischino di lasciare impunite gravi violazioni.
Il caso del canile di Musei diventa così emblematico di un problema più ampio: la difficoltà, in Italia, di garantire un’efficace tutela degli animali ospitati nelle strutture convenzionate con enti pubblici. Un sistema che, quando non monitorato adeguatamente, può trasformarsi in terreno fertile per abusi e negligenze. La richiesta di chi ha denunciato e continua a seguire il caso è semplice: chiarezza, responsabilità, giustizia. Perché due anni di silenzio sono troppi. E a pagarne il prezzo, ancora una volta, sono gli animali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA