In Sardegna c’è una cripta nascosta con una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa: sapete dove si trova?

Il cuore spirituale di questo spazio è la sorgente d’acqua che scaturisce dalla roccia viva, da sempre considerata miracolosa dai fedeli. Per secoli, l’acqua è stata oggetto di devozione popolare, ritenuta capace di guarigioni e prodigi. Dove ci troviamo?
La chiesa di Sant’Avendrace a Cagliari custodisce uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della città: la cripta, costruita sopra un ipogeo di epoca antichissima. Secondo la tradizione, proprio in questo luogo si rifugiò Sant’Avendrace (conosciuto anche come Tenneru o Arennera in sardo), quinto vescovo di Cagliari, martirizzato nel I secolo. L’ipogeo, che oggi costituisce la cripta della chiesa, sarebbe stato il luogo della sua sepoltura, diventando meta di pellegrinaggi e centro di devozione popolare.
La cripta è accessibile attraverso una scalinata di 19 gradini, originariamente scavati nella roccia e rivestiti in cemento nel 1952. L’ambiente, situato a un dislivello di circa 3,70 metri rispetto alla chiesa, ha la forma di un piccolo tempio rettangolare, risalente al Settecento, con pareti intonacate e una volta a botte. Le sue dimensioni sono contenute: circa 5 metri di lunghezza, 2 di larghezza e poco più di 2 metri d’altezza.
Il cuore spirituale di questo spazio è la sorgente d’acqua che scaturisce dalla roccia viva, da sempre considerata miracolosa dai fedeli. Per secoli, l’acqua è stata oggetto di devozione popolare, ritenuta capace di guarigioni e prodigi. Anche in tempi recenti, la sorgente è stata protagonista di un episodio significativo: negli anni ’50, una perdita da una conduttura dell’Agip causò l’inquinamento dell’acqua con benzina. Il parroco dell’epoca, don Salvatore Lecca, evitò una tragedia accorgendosi dell’odore e intervenendo prontamente. A seguito dell’incidente, la cripta fu intonacata con malta cementizia, compromettendone in parte l’aspetto originario, ma preservandone l’accessibilità.
Oggi la cripta è chiusa all’esterno con grate in ferro, ma viene aperta al pubblico durante le celebrazioni in onore del Santo, a marzo e settembre. Nonostante le trasformazioni subite nel tempo, rimane un luogo fortemente simbolico, carico di spiritualità e leggende, dove fede, storia e archeologia si intrecciano. La presenza della sorgente miracolosa continua a richiamare l’attenzione di devoti e curiosi, mantenendo viva la memoria di un culto che affonda le radici nei primi secoli del cristianesimo.

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