“Desaparecidos”, l’ultimo libro di Stefania Cuccu dedicato all’emigrazione sarda e alla memoria delle vittime della dittatura argentina

Tanti emigrati sardi avevano attraversato l’oceano in cerca di speranza, ma trovarono invece dolore, persecuzioni e morte. È a loro che Stefania Cuccu dedica “Desaparecidos”, un libro intenso e necessario, che ripercorre la storia della dittatura argentina attraverso il vissuto di chi, dalla Sardegna, scelse l’Argentina per costruirsi un futuro.
A cura di Massimiliano Perlato
Ricordare la tragedia dei Desaparecidos in Argentina è oggi più che mai un dovere. Un dovere verso le nuove generazioni, che non hanno vissuto quegli anni di terrore, e verso noi stessi, perché la memoria è l’unico antidoto contro l’indifferenza e l’oblio. La dittatura militare che nel 1976 prese il potere in Argentina, soffocando una fragile democrazia, segnò uno dei periodi più bui della storia del Paese sudamericano: oltre 30.000 persone sparirono nel nulla, molte uccise nei centri di detenzione clandestini, altre gettate vive nell’oceano.
In quella ferita profonda, fatta di violenza cieca e odio fratricida, batteva anche il cuore della Sardegna. Tanti emigrati sardi avevano attraversato l’oceano in cerca di speranza, ma trovarono invece dolore, persecuzioni e morte. È a loro che Stefania Cuccu dedica “Desaparecidos”, un libro intenso e necessario, che ripercorre la storia della dittatura argentina attraverso il vissuto di chi, dalla Sardegna, scelse l’Argentina per costruirsi un futuro.
Nata a Gesturi nel 1973, laureata in Psicologia a Cagliari e insegnante di scuola primaria, Stefania Cuccu è già autrice di cinque volumi di Figli di Sardegna, racconti di vita, serie dedicata ai sardi che hanno lasciato un segno nel mondo. In Desaparecidos, la sua penna sensibile ma rigorosa dà voce alle testimonianze di chi ha vissuto in prima persona gli anni della repressione, restituendo umanità e profondità a una storia spesso dimenticata.
Il progetto editoriale è stato reso possibile grazie al sostegno di Elio Turis, Coordinatore dei Circoli del Centro-Sud, e alla collaborazione dell’Assessorato del Lavoro della Regione Sardegna, della Federazione dei Circoli in Argentina e di numerose associazioni sarde all’estero: il Circolo “Quattro Mori” di Charleroi in Belgio, “Su Nuraghe” di Amburgo, e ancora i circoli di Ciampino, Neuquén in Patagonia, La Plata, Livorno, Perugia, Francoforte e Genk.
Il libro si nutre di racconti autentici, memorie di chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze del regime: uomini e donne che hanno perso i propri cari, la propria libertà, la propria patria. Alcuni capitoli sono dedicati a figure simbolo dell’emigrazione sarda in Argentina, come Cosimo Tavera, originario di Ittiri, e Maria Magdalena Signorini Falchi, che incarnano l’identità sarda oltre oceano.
Ma è soprattutto la tragica sorte di Mario Bonarino Marras e Martino Mastinu, cugini di Tresnuraghes scomparsi negli anni della dittatura, a rappresentare l’anima più dolorosa del libro. Giovani sardi impegnati socialmente, probabilmente arrestati e uccisi in uno dei tanti centri clandestini, o gettati vivi in mare. L’oceano Atlantico potrebbe essere stata la loro ultima tragica dimora.
Secondo fonti storiche, anche altri sardi risultano scomparsi in quel periodo: Antonio Chisu di Orosei, Vittorio Graziano Perdighe e sua sorella Anna Maria di Samugheo, e Mario Zidda di Orune. Erano operai, sindacalisti, cittadini attivi e consapevoli, animati da un ideale di giustizia sociale, eredi dello spirito dei primi emigrati del Novecento, che non si arresero mai alla miseria o alla rassegnazione.
La parte conclusiva del libro è dedicata alle vicende giudiziarie legate al riconoscimento e alla condanna dei colpevoli, con la Sardegna in prima linea grazie al lavoro dell’avvocato Luigi Cogodi, che ha portato all’attenzione della giustizia internazionale le responsabilità nella sparizione di cittadini sardi.
Desaparecidos non è solo un libro di memoria storica, ma un atto di giustizia civile. Un invito a non dimenticare, a riconoscere il valore di chi ha lottato per la libertà, e a mantenere viva la voce di chi non è più tornato.

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