Consacrata a Olbia la nuova chiesa ortodossa: “Capolavoro architettonico e simbolico”, dice il sindaco Nizzi

Olbia è una realtà caratterizzata da una straordinaria varietà culturale. “Oggi contiamo ben 79 etnie diverse – ha spiegato il primo cittadino – e tra queste, la comunità romena rappresenta il gruppo più numeroso".
Sabato scorso, la città di Olbia ha vissuto un momento di grande significato spirituale e civile con la consacrazione ufficiale della nuova chiesa ortodossa. Un evento che segna un ulteriore passo avanti nella costruzione di una comunità coesa e multietnica, in una città che, ormai da anni, accoglie e integra cittadini provenienti da ogni parte del mondo.
“La decisione di destinare quest’area alla costruzione della chiesa ortodossa – ha dichiarato il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi – è nata nel 2021 da un impulso profondo, umano, prima ancora che amministrativo. Abbiamo deciso con il cuore, consapevoli di quanto fosse importante offrire un luogo di culto e di riferimento per una comunità così presente e viva all’interno della nostra città.”
Olbia è, infatti, una realtà caratterizzata da una straordinaria varietà culturale. “Oggi contiamo ben 79 etnie diverse – ha spiegato il primo cittadino – e tra queste, la comunità romena rappresenta il gruppo più numeroso. Sono persone che spesso sono arrivate qui giovanissime, che hanno costruito il proprio futuro in questa terra, lavorando, aprendo attività, fondando imprese. Sono parte integrante del nostro tessuto sociale ed economico. Quello che per noi ha più valore – ha sottolineato Nizzi – non è soltanto la presenza numerica o economica, ma il vivere insieme in un clima di vera amicizia, rispetto e fratellanza. Questo è il senso più profondo della comunità olbiese.”
L’edificio sacro, frutto della collaborazione tra istituzioni locali e comunità ortodossa, è destinato a diventare non solo un punto di riferimento religioso, ma anche culturale e sociale. “È un capolavoro architettonico e simbolico – ha aggiunto il sindaco – che testimonia come la diversità possa diventare una ricchezza condivisa, un patrimonio comune da custodire e valorizzare.”

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