“Ero Manuela, oggi sono Manuele”: la storia della rinascita di un uomo finalmente libero

A 18 anni Manuele Derudas, di Porto Torres, ha scoperto una verità che gli ha stravolto la vita: non era chi pensava di essere. Tra paure, discriminazioni e momenti bui, ha affrontato un percorso di transizione che lo ha portato a rinascere, libero e fiero. E oggi è un uomo che aiuta gli altri a trovare il coraggio di essere sé stessi.
A volte, per trovare se stessi, bisogna prima perdersi. Questo è quello che è successo a Manuele Derudas, 44 anni, di Porto Torres, che oggi racconta la sua storia con la voce ferma di chi ha attraversato l’inferno ed è risalito. Una storia di coraggio, dolore, identità, ma soprattutto libertà.
“Mi sono scoperto all’età di 18 anni”, racconta Manuele. “E ho avuto tanta paura, perché non capivo chi fossi. Pensavo fosse solo un’esperienza passeggera, perché mi ero innamorato di una ragazza. Ma mi è crollato il mondo addosso”. Quella che per altri è l’età della spensieratezza, per lui è stata un terremoto interiore: paure, dubbi, senso di inadeguatezza. “Avevo il terrore di non essere accettato, compreso, amato. Di essere giudicato senza essere ascoltato”, ricorda. “Sono sceso all’inferno, nel vero senso della parola. E poi, piano piano, sono risalito”.
Durante quel percorso, Manuele ha affrontato i suoi demoni: quelli esterni, fatti di discriminazioni, minacce, insulti, e quelli interiori, costruiti da insicurezze, vergogna, timidezza. “Ero l’opposto di quello che sono oggi. Oggi sono determinato, sicuro di me. Vivo la mia vita a 360 gradi, libero, felice. Mi sono liberato da tutte le mie paure”. Non è stato semplice, soprattutto in un’Italia che spesso fatica ad accogliere le identità che escono dai canoni prestabiliti. “Anche lavorare era difficile. Avevo i documenti ancora al femminile, e molti non volevano nemmeno farmi un contratto. Assurdo, no?”, sorride amaramente.
Oggi Manuele è un uomo, e ha lasciato indietro la vecchia sé. “Ho seppellito quella parte di me insicura, paurosa, ma la ringrazio. Tutto quel dolore mi ha reso ciò che sono oggi. La forza viene dal dolore. È lì che capiamo di essere guerrieri”. Il suo messaggio, oggi, è chiaro e potente. “Non abbiate paura di essere chi siete. Che si tratti di una transizione, o di qualsiasi altro cambiamento, la paura non deve mai avere l’ultima parola. Vivete la vostra vita, sentitevi liberi, liberatevi da ciò che vi opprime”.
Manuele non è solo un testimone della propria rinascita: oggi è anche una guida. Aiuta altre persone a fare lo stesso percorso. Tra queste, anche un ragazzo giovane, con un lieve spettro autistico, che sta affrontando il suo stesso viaggio: da donna a uomo. “Lo vedo in lui: è timido, insicuro, come lo ero io. Ma gli sto accanto, perché nessuno deve sentirsi solo in questo cammino”. E la sua famiglia? “Mia madre è stata una roccia. Non sarei qui senza di lei”, dice con commozione.
Il 4 luglio, Manuele sarà protagonista di una nuova tappa importante: l’uscita del cortometraggio “La mia rinascita”, che sarà proiettato a Porto Torres. Un film che parla di coraggio, verità e libertà. “A chi ha paura di cambiare, a chi si sente intrappolato in un corpo o in un ruolo che non gli appartiene: non siete soli. Si può rinascere”, è il suo invito.
Oggi Manuele è single, e non ha fretta di cambiare stato. “Mi amo troppo per stare con chiunque”, dice ridendo. “Non voglio catene. Quando amo, amo forte. Ma se per stare con qualcuno devo rinunciare alla mia libertà… allora scelgo me stesso. Stare con qualcuno è una scelta, non un bisogno”. E conclude con una verità che vuole scolpire nel cuore di chi legge: “Prima di amare gli altri, dobbiamo imparare ad amare noi stessi. La felicità è dentro di noi. Noi nasciamo già completi”. Nel suo sorriso oggi, c’è tutta la forza di chi ha avuto il coraggio di rinascere. E adesso, con la voce sicura e lo sguardo sereno, tende la mano a chiunque voglia fare lo stesso.

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