Torna a grande richiesta “È inutile a dire!”, lo spettacolo di Jacopo Cullin che negli anni si è affermato come uno dei titoli più amati della comicità sarda contemporanea. Dopo il successo straordinario delle precedenti stagioni, il tour riparte con nuove tappe primaverili nei teatri dell’isola, pronto ancora una volta a conquistare il pubblico con ironia, profondità e irresistibili personaggi.

La prevendita dei biglietti aprirà domenica 27 aprile alle ore 21:00, e si prevede l’ennesimo sold out per l’attore e regista cagliaritano, ormai protagonista fisso delle scene isolane e non solo, con un seguito affezionato anche oltre Tirreno.

Cullin porterà sul palco le sue celebri maschere — il raffinato ma pungente Signor Tonino, il verace Salvatore Pilloni e l’irresistibile Angioletto Biddi ‘e Proccu — in quattro nuovi appuntamenti:

18 maggio al Teatro Maria Carta di Pula (CA)
23 maggio al Teatro Eliseo di Nuoro
29 maggio al Cineteatro Giordo di Tempio Pausania (SS)
30 maggio al Teatro Costantino di Macomer (NU)

Accanto a lui, come sempre, l’inseparabile Gabriele Cossu, spalla comica e complice perfetto sulla scena, con cui condivide una sintonia ormai consolidata. Ad impreziosire lo spettacolo, le musiche dal vivo eseguite da un raffinato trio composto da Matteo Gallus al violino, Riccardo Sanna alla fisarmonica e Andrea Lai al contrabbasso: un accompagnamento musicale capace di esaltare atmosfere e momenti con grande sensibilità artistica.

Come si dice melagrana in sardo campidanese?

Come si dice melagrana in sardo campidanese e da dove deriva questa parola?

Scoprire la melagrana e i suoi segreti nel sardo campidanese.

In un viaggio tra i colori e i sapori della Sardegna, non si può evitare di imbattersi nella melagrana, un frutto simbolo di ricchezza e abbondanza. Ma come si dice melagrana in sardo campidanese? La risposta è “s’arenada”, un termine che affonda le radici nell’influenza linguistica spagnola, derivando dalla parola “granada”. Questo legame storico rivela quanto le dominazioni straniere abbiano plasmato l’identità culturale dell’isola, arricchendola di sfumature linguistiche uniche.

Il fascino della melagrana non si limita però solo al suo nome. In Sardegna, esiste un simpatico detto che circola tra la gente: “S’arris’e s’arenada, arrutta a terra e squartarada”. Questa espressione, tradotta liberamente, evoca l’immagine di una melagrana che, cadendo e frantumandosi, provoca una risata quasi beffarda. Non a caso, la melagrana diventa simbolo di chi ride in modo esagerato e inopportuno, trasformando una semplice risata in un’eco di scherno.

La melagrana, con i suoi chicchi lucenti, diventa così il protagonista di una sorta di favoletta sarda, che invita a riflettere sulle dinamiche sociali e sull’importanza di mantenere un certo equilibrio nelle proprie reazioni. Una volta caduti, i chicchi del frutto si disperdono, simboleggiando un sorriso che perde di significato, proprio come quelle risate inutili che risuonano nei momenti sbagliati. La melagrana, quindi, non è solo un frutto, ma un vero e proprio specchio delle relazioni umane, ricco di storia e di saggezza popolare.