Quiz per archeo-sardi doc: riuscite a indovinare, nella roccia, cosa sono i frammenti evidenziati?

Da Bonaria a Orosei, passando per le grotte del Sulcis: i preziosi depositi fossili dell’Isola svelano un passato popolato da micromammiferi e rapaci.
La Sardegna, con il suo paesaggio carsico punteggiato da grotte, fenditure e cavità naturali, custodisce uno dei patrimoni paleontologici più affascinanti del Mediterraneo: le brecce ossifere. Questi particolari depositi sono costituiti da terre rosse, frammenti rocciosi (clasti) e una straordinaria concentrazione di resti ossei di vertebrati, soprattutto micromammiferi.
Come ci spiega il paleontologo Daniel Zoboli, si sono formate in ambienti carsici, spesso all’interno di grotte e crepacci, le brecce ossifere sarde offrono un viaggio nel tempo, raccontando un’epoca in cui l’isola era abitata da specie uniche, oggi estinte. Tra i fossili più frequenti si trovano quelli di Rhagamys orthodon, Microtus (Tyrrhenicola) henseli, e soprattutto del celebre Prolagus sardus, il coniglio sardo-corso: in un solo deposito corso, si stima la presenza di oltre 150.000 esemplari!
Questi accumuli di ossa si devono a due principali meccanismi: il trasporto da parte dell’acqua piovana e l’attività predatoria di uccelli rapaci, che utilizzavano le grotte come rifugio e punto di alimentazione.
In Sardegna, le brecce ossifere sono abbondanti e distribuite in varie zone dell’isola. Celebri – anche se oggi scomparse – sono quelle di Bonaria a Cagliari, di Monte San Giovanni nell’Iglesiente e del Monte Tuttavista nel territorio di Orosei. Ancora oggi, blocchi di brecce ricchissimi di ossa vengono ritrovati, studiati e conservati nei musei dell’isola.
Un esempio affascinante arriva dall’area di Terraseo (Narcao), nel Sulcis, dove è stato estratto un grande blocco di breccia contenente resti di micromammiferi e uccelli, oggi conservato al Museo dei Paleoambienti Sulcitani E.A. Martel di Carbonia.
Queste testimonianze fossili non sono soltanto oggetti di studio per paleontologi e geologi, ma veri e propri tesori identitari, che raccontano l’unicità dell’evoluzione naturale della Sardegna e della vicina Corsica, isole che hanno sviluppato nel tempo una fauna endemica di straordinario interesse scientifico.

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