Meraviglie di Sardegna: la Torre di San Pancrazio, baluardo pisano e monumento più alto di Cagliari

Nel cuore di Cagliari, nel quartiere storico di Castello, sorge una sentinella di pietra che da secoli veglia silenziosa sulla città: la Torre di San Pancrazio. Questo monumento, il più alto dell’intero capoluogo sardo, è molto più di un semplice punto di riferimento urbano: è una pagina vivente della storia di Sardegna, un simbolo della sua identità, un’opera che intreccia ingegno architettonico, strategie militari e vicende umane. Addentrarsi nella sua storia significa intraprendere un viaggio tra le pieghe di un Medioevo vivo, tra gli echi delle battaglie pisano-aragonesi.
Meraviglie di Sardegna: la Torre di San Pancrazio, baluardo pisano e monumento più alto di Cagliari.
Nel cuore di Cagliari, nel quartiere storico di Castello, sorge una sentinella di pietra che da secoli veglia silenziosa sulla città: la Torre di San Pancrazio. Questo monumento, il più alto dell’intero capoluogo sardo, è molto più di un semplice punto di riferimento urbano: è una pagina vivente della storia di Sardegna, un simbolo della sua identità, un’opera che intreccia ingegno architettonico, strategie militari e vicende umane. Addentrarsi nella sua storia significa intraprendere un viaggio tra le pieghe di un Medioevo vivo, tra gli echi delle battaglie pisano-aragonesi.
La torre fu costruita nel 1305 in un momento storico cruciale per il controllo del Mediterraneo. Pisa, in piena espansione, decise di rafforzare le proprie difese nella Sardegna meridionale e affidò il progetto a un architetto locale, Giovanni Capula, il cui nome è indissolubilmente legato anche alla torre dell’Elefante e a quella dell’Aquila (oggi inglobata nel palazzo Boyl). Le tre torri, con la loro imponenza e raffinatezza costruttiva, furono considerate all’epoca tra le migliori opere di architettura militare d’Europa: lo stesso Carlo V, nel 1535, ne rimase profondamente colpito. La Torre di San Pancrazio, realizzata in conci di “Pietra Forte” – un calcare bianco, duro e compatto, proveniente dal colle di Bonaria – si innalza per oltre trentasei metri, articolandosi su quattro livelli con feritoie sottili, muri spessi fino a tre metri e ballatoi interni affacciati sul lato rivolto al cuore del Castello.
Originariamente la torre fungeva da avamposto strategico, posta com’era nel punto più alto della città, a oltre 130 metri sul livello del mare: da lassù lo sguardo spaziava sull’intero golfo, sulle pianure circostanti e persino verso l’entroterra, consentendo di prevenire incursioni genovesi e moresche. Ma con l’arrivo degli Aragonesi nel 1324 tutto cambiò: la torre venne chiusa sul lato aperto verso Castello, perdendo la funzione difensiva e diventando prima una foresteria per ufficiali provenienti da Barcellona, poi un magazzino e infine, dal ’600 fino alla fine dell’Ottocento, un carcere. I prigionieri che vi erano rinchiusi vivevano in condizioni durissime, in celle anguste e buie, sorvegliati da spesse saracinesche e portoni che testimoniavano la potenza originaria dell’edificio.
Nel 1906, con il crescente interesse per la conservazione del patrimonio storico, la torre fu oggetto di un restauro che ne riportò alla luce l’aspetto medievale. Fu riaperto il lato verso Piazza Indipendenza, furono ricostruiti i ballatoi lignei e vennero rinforzate le strutture originarie, restituendo alla città uno dei suoi monumenti più rappresentativi. Ancora oggi, il suo profilo inconfondibile domina l’orizzonte di Cagliari, tanto da ispirare la progettazione delle torrette del Palazzo Civico di via Roma.
L’accesso alla Torre di San Pancrazio avviene dal Palazzo delle Seziate, ed è raggiungibile attraverso vari percorsi: dalla Porta Cristina percorrendo viale Buoncammino, da via Indipendenza o da via Ubaldo Badas passando per la Porta di San Pancrazio. Salire sulla torre significa regalarsi una vista impareggiabile: la città si svela in tutta la sua bellezza, tra tetti rossi, cupole, il mare scintillante e i monti che incorniciano l’orizzonte.
Dal punto di vista architettonico e militare, la torre conserva numerose soluzioni difensive di grande interesse: feritoie disposte a diverse altezze, mensole somitali che un tempo permettevano di lanciare oggetti sugli assalitori, un complesso sistema di sbarramenti alla porta d’ingresso, con due saracinesche e tre portali, e un barbacane difensivo oltre il quale si estendeva un fossato. Ancora visibili, murati lungo il lato nord, alcuni stemmi pisani; mentre un’iscrizione in latino ricorda i castellani della città, l’impresario che diresse i lavori e naturalmente Giovanni Capula, l’artefice di quest’opera.
Un episodio curioso ma significativo della fama della torre risale al 1911, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Roma per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Ogni regione era invitata a presentarsi attraverso un padiglione simbolico, e la Sardegna, guidata dall’architetto Dionigi Scano e da suo figlio Flavio, decise di omaggiare Cagliari ricostruendo proprio la Torre di San Pancrazio – affiancata da una riproduzione del chiostro di San Domenico e dalle volte dell’Archivietto del Duomo di Oristano – in piazza d’Armi, nell’area destinata a diventare il quartiere Flaminio. Nonostante la ricostruzione non fosse perfettamente fedele, fu comunque un grande tributo a un simbolo che, allora come oggi, rappresenta il legame indissolubile tra l’identità sarda e la sua storia.
Visitare oggi la Torre di San Pancrazio significa non solo ammirare un capolavoro medievale, ma anche entrare in contatto con le stratificazioni storiche di Cagliari, una città che ha saputo trasformare un’antica roccaforte militare in un monumento vivo, capace ancora di raccontare e incantare.

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