Lo sapevate? Perché in Sardegna si usa dire “franchi” al posto di soldi?

Quante volte avrete sentito dire e probabilmente lo direte anche voi, "cantu costa? Centu francus? Ta dannu!", dove per "francus" si intendono gli euro (un tempo le lire). Vediamo insieme il perché.
In molte zone della Sardegna, soprattutto tra le generazioni più anziane, è ancora comune sentire la parola francos (franchi) per indicare il denaro. Ma perché, se la valuta italiana era la lira, in Sardegna – così come in altre regioni del Nord Italia – si è mantenuto questo termine così legato al passato? La risposta affonda le sue radici nella storia monetaria del Regno di Sardegna e nelle trasformazioni avvenute tra il XVIII e il XIX secolo.
Durante il Settecento, nel Regno di Sardegna si utilizzavano monete come lo scudo sardo e il cagliarese. Ma con l’arrivo di Napoleone e la creazione della Repubblica Subalpina, nel 1800 fu introdotto anche un nuovo sistema monetario basato sul franco francese, che andò a sostituire lo scudo piemontese. In Sardegna, tuttavia, le monete tradizionali continuarono a circolare ancora per qualche tempo.
Dopo il Congresso di Vienna (1815), i Savoia tornarono al potere e cercarono di uniformare il sistema monetario: così, con la Regia Patente del 6 agosto 1816, Vittorio Emanuele I introdusse la lira sabauda, una nuova moneta che, pur portando il nome di “lira”, si ispirava chiaramente al modello decimale francese del franco e della lira napoleonica.
La lira sabauda fu coniata inizialmente in due tagli: 20 lire d’oro e 5 lire d’argento. Il valore di scambio rispetto alle monete precedenti fu così stabilito:
1 scudo piemontese = 5,08 lire sabaude
1 scudo sardo = 3,05 lire sabaude
Questa nuova lira, che si distingueva nettamente dalla vecchia lira pre-napoleonica, venne quindi chiamata franco da molti per sottolineare la sua derivazione e per evitare confusione con le valute precedenti.
Con l’unificazione dell’Italia nel 1861, la lira sabauda diventò ufficialmente la lira italiana, ma l’abitudine di chiamarla “franco” rimase radicata nel linguaggio popolare, specialmente in Sardegna e in alcune regioni del Nord Italia come Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli ed Emilia.
In Sardegna, questa eredità linguistica è sopravvissuta a lungo, fino a ben oltre la scomparsa della lira con l’introduzione dell’euro. Ancora oggi, in molte famiglie e conversazioni informali, si sente dire francos per indicare genericamente i soldi, un piccolo ma significativo retaggio di un passato complesso, fatto di dominazioni, cambiamenti politici e culturali.
In definitiva, dire “franchi” in Sardegna non è solo un modo di chiamare i soldi: è un’espressione che racconta secoli di storia, influenze straniere e l’evoluzione di un popolo che ha saputo adattarsi senza mai dimenticare le proprie radici.

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