Lo sapevate? Come si dice fiammifero in sardo campidanese?

Come si dice fiammifero in sardo campidanese e da dove deriva questa simpatica parola?
Lo sapevate? Come si dice fiammifero in sardo campidanese?
Come si dice fiammifero in sardo campidanese e da dove deriva questa simpatica parola?
Vi siete mai chiesti da dove viene questa parola così curiosa e simpatica? Preparatevi, perché la storia è più interessante di quanto sembri. Il sardo, lo sappiamo, è una lingua che nasce e si arricchisce grazie a secoli di dominazioni, invasioni e, diciamolo pure, di gran mescolanza linguistica, ma è soprattutto la lingua di un popolo agropastorale, concreto, pratico, con i piedi ben piantati in terra e magari anche nel fango dell’ovile quando piove. Un popolo che ha sempre saputo dare valore agli oggetti della vita quotidiana, quelli veri, quelli che servono per affrontare la giornata, non le mode passeggere. Prendete per esempio il fuoco: oggi basta un click, una scintilla elettrica o un accendino di plastica, ma un tempo accendere il fuoco era tutta un’altra faccenda. E anche oggi, non crediate, in un ovile isolato, nella tasca consumata di un pastore o nello zaino di chi conosce ancora la vita di campagna, un pacco di fiammiferi non manca mai. Eh sì, perché gli oggetti più semplici, quelli poveri, restano paradossalmente i più utili, soprattutto quando ti ritrovi con il bestiame sotto un temporale, intorno solo freddo e vento, e hai bisogno di una fiamma per scaldarti o prepararti un pasto caldo. Ma torniamo a noi: il fiammifero, o se preferite il cerino, quello classico fatto di legno con la testina che contiene solfuro di fosforo — sì, proprio quello che sfregate contro una superficie ruvida per far scattare la magica fiammella — in sardo campidanese si chiama Allùminu. Ed ecco la chicca: questa parola non si ferma solo al fiammifero, ma è un vero multitasking linguistico! Può indicare anche il cerino, l’acciarino, un lume, o persino una semplice fiamma. Geniale, vero? E la sua origine è tanto semplice quanto affascinante: arriva direttamente dal latino lumen, luminis, che significa proprio “luce”. Insomma, il nostro caro vecchio Allùminu è una piccola fiammella di storia che brilla ancora oggi, tra passato e presente, tra il latino classico e la lingua viva dei nostri giorni.

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