Il Fagiolo bianco sardo, eccellenza rurale della nostra Isola: sapete dove si coltiva?

Il fagiolo bianco sardo è un simbolo della tradizione agricola e dell’identità locale, nonché una risorsa preziosa da tutelare in un contesto di crescente minaccia alla biodiversità alimentare.
Nel cuore del Sulcis, nella Sardegna sud-occidentale, si coltiva da generazioni una varietà di fagiolo unica nel suo genere: il fagiolo bianco di Terraseo, un ecotipo locale della specie botanica Phaseolus vulgaris L., profondamente legato al territorio del comune di Narcao, e in particolare alla frazione di Terraseo.
L’area di produzione si concentra in una zona chiamata Terratzu, caratterizzata da un microclima favorevole, dalla presenza di un ruscello e da terreni pianeggianti e fertili. Queste condizioni naturali, unite a pratiche agricole tramandate di generazione in generazione, conferiscono al fagiolo bianco di Terraseo caratteristiche organolettiche e qualitative che lo distinguono da ogni altra varietà coltivata in Sardegna.
Il fagiolo ha portamento rampicante, una forma rotonda tendente all’ovaloide e un colore bianco latte, privo di macchie o striature. Le dimensioni sono medio-piccole e il sapore è delicato ma persistente, con un lieve profumo tipico delle leguminose. Cuoce rapidamente e mantiene bene la consistenza, risultando ideale per zuppe, minestre, insalate e piatti della tradizione, tra cui la pasta fatta in casa.
La semina avviene ogni anno entro il 24 giugno, giorno di San Giovanni Battista, e la raccolta si svolge tra settembre e ottobre. La semina può essere fatta a spaglio o nei solchi; le piante vengono sostenute con bastoncini di canna oppure lasciate strisciare sul terreno. Dopo la raccolta, le teghe vengono essiccate per due giorni, poi sgranate e nuovamente essiccate. Una parte dei semi viene conservata per la semina dell’anno successivo, mentre il resto è destinato al consumo.
La coltivazione del fagiolo bianco di Terraseo è documentata almeno dalla prima metà del Novecento, ma la sua presenza è tramandata anche attraverso fonti storiche e orali. Gli anziani del posto, più che novantenni, raccontano di una coltura un tempo diffusissima, componente essenziale dell’alimentazione quotidiana fino agli anni Settanta del XX secolo.
Le radici storiche del fagiolo bianco sono confermate da scritti come quello di Gelasio Floris, che nel suo Componimento topografico del 1829 descriveva i “fagioli bianchissimi” coltivati nel centro-sud della Sardegna, evidenziandone l’elevata qualità e la particolare modalità di crescita.
Il fagiolo bianco di Terraseo è molto più di un semplice legume: è un simbolo della resilienza agricola, della sapienza contadina e del forte legame tra territorio e identità. In un mondo in cui la biodiversità alimentare è sempre più minacciata, questa piccola eccellenza sarda rappresenta una risorsa preziosa da valorizzare, proteggere e tramandare.

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