Quanto perde la Sardegna a causa dei dazi di Trump? La nostra intervista all’economista Aldo Pavan

La nostra regione è tra quelle che più esportano negli Stati Uniti. Nel 2024 l’export sardo si è chiuso con una cifra vicina agli 8 miliardi. Cosa ci aspetta?
Non solo pecorino, vini e olio, ma anche barche e gommoni. I dazi Usa imposti dall’amministrazione di Donald Trump colpiranno pesantemente anche la Sardegna. E sì, perché la nostra regione è tra quelle che più esportano negli Stati Uniti. Nel 2024 l’export sardo si è chiuso con una cifra vicina agli 8 miliardi. La preoccupazione per le nostre aziende agricolo-alimentari sta nel fatto che il mercato americano ha assorbito il 52% delle vendite dei prodotti agroalimentari sardi.
Questa scarsa diversificazione potrebbe nel giro di poche settimane penalizzare non poco le nostre imprese. Questi dati sono al netto delle esportazioni petrolifere. Essendo gli Stati Uniti un Paese indipendente dal punto di vista energetico, non influenzeranno negativamente questo genere di esportazioni.
Per capire meglio cosa sta accadendo abbiamo chiesto aiuto al professor Aldo Pavan, economista e Presidente della Banca di Cagliari.
Professore, come giudica la decisione di Donald Trump di imporre dazi indiscriminati a tantissimi Paesi del mondo e anche all’Unione europea?
La considero un boomerang prima di tutto per l’economia Usa. E lo abbiamo già visto nelle ore immediatamente successive, attraverso la reazione negativa dei mercati che sono l’indice economico che risponde più rapidamente. Ora dobbiamo capire in quanto tempo reagiranno le persone, i consumatori. Nel giro di un mese potrebbero palesarsi due scenari. Quello degli scaffali vuoti, nel caso in cui gli importatori decidano di bloccare appunto le importazioni, o quello degli scaffali pieni ma con prezzi molto più alti. In entrambi i casi, difficile non immaginare una reazione infuriata delle persone. Ricordiamo che Biden ha perso perché non è riuscito a tenere a bada i prezzi dei beni di prima necessità. Il malcontento potrebbe far fare marcia indietro alla Casa Bianca, parlano alla pancia dell’elettorato e non credo vogliano perdere così facilmente il proprio consenso.
Guardiamo a casa nostra. La Sardegna è una grande esportatrice di prodotto agro alimentari negli Usa. Quale sarà la ricaduta sulla nostra già fragile economia?
In verità gli effetti dovremmo già vederli da qualche giorno. Trump parla da settimane dei dazi ed è probabile che molta merce sia già rimasta ferma nei porti. Per esempio il prezzo del pecorino crescerà di parecchio. I consumatori americani pagheranno di più o smetteranno di mangiarlo? Per sostituirlo con uno prodotto negli Usa identico ci vorranno anni. La debolezza di questa misura sta nel fatto che colpisce anche prodotti che non sono sostituibili con una produzione americana. Pensiamo alle banane del Costarica. Il banano non riesce a crescere in tutti i Paesi del mondo. Dovrà essere per forza importato o le persone dovranno smettere di mangiare banane. Quanto impiegheranno gli americani a spazientirsi per questa situazione?
E cercare nuovi mercati sostitutivi?
Certo ma non è così semplice. Torniamo al pecorino che piace tanto negli Usa, non possiamo pensare da un giorno all’altro che verrà acquistato nelle stesse quantità anche dal Brasile, per esempio. I Paesi in cui esportare non sono così facilmente sostituibili soprattutto se si tratta di beni agroalimentari. E’ anche banalmente una questione di gusti.
E quindi cosa fare?
In economia è il tuono che crea gli effetti. Se poi arriverà il fulmine importa solo in un secondo momento e riguarda la credibilità dell’annuncio politico. Di certo reagire ma con intelligenza. Attendere un mese perché non sarebbe la prima volta che Trump si rimangi una decisione. Magari cambierà idea. E soprattutto non rispondere a dazi con altri dazi indiscriminati che colpirebbero più la nostra economia che la la loro. Studiare invece dazi mirati che facciano particolarmente male agli americani e meno agli europei. E’ una guerra questa, bisogna usare l’astuzia.
A chi dice che l’Italia avrebbe dovuto trattare autonomamente con gli Stati Uniti cosa risponde?
Che per fortuna invece ci hanno applicato dazi come Unione Europea e non come singoli paesi, se no, col nostro deficit nazionale ci saremmo trovati in una situazione molto peggiore. Rispondo quindi che non sanno quel che dicono oppure lo sanno ma fanno solo propaganda anti Ue. Checché se ne dica l’Europa resta l’esperimento più compiuto di pace, democrazia e diritti. Teniamocelo stretto.
La Cina può essere un partner economico interessante?
Sì, certo dobbiamo guardare anche a quel mercato ma ricordiamo che è un Paese che non gioca con le nostre regole. Non sono un mercato libero. Pensiamo al loro mercato dell’auto aiutato da massicce sovvenzioni statali. Diciamo che non sono particolarmente affidabili.

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