Gli acquedotti pubblici più antichi della Sardegna: ecco dove si trovano e quando sono stati realizzati

Gli acquedotti pubblici più antichi della Sardegna: ecco dove si trovano e la storia della loro realizzazione.
Gli acquedotti pubblici più antichi della Sardegna: ecco dove si trovano e la storia della loro realizzazione. Cominciamo col nostro capoluogo, Cagliari. Qui i lavori di realizzazione dell’acquedotto, cominciati nel 1861, furono compiuti nel 1866. Il 3 marzo 1867, con uno spettacolare zampillo in piazza Yenne, l’acquedotto fu inaugurato. Successivamente, tra il 1871 e il 1875, ad esso si allacciarono i paesi di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu e Quartu S. Elena.
L’inaugurazione dell’acquedotto di Cagliari rappresentò il momento di avvio di una politica destinata a sopperire, con i laghi artificiali, alla cronica scarsezza di risorse idriche sotterranee e sorgentizie in Sardegna. Diversi altri invasi furono realizzati negli anni successivi, sia per fornire acqua potabile ai centri urbani (Sassari, 1879, Iglesias, 1886, Sinnai, 1894), sia per provvedere d’acqua i servizi, e in modo particolare le laverie delle miniere (Monte Narba, 1881, Zerbini, 1882, Caprera, 1889, Pitzinurri, 1905). A Caprera, la realizzazione nel 1889 di una diga destinata ad alimentare di acqua dolce le navi della Marina Militare, fu seguita dalla costruzione di una seconda diga, nel 1916, adibita alla medesima funzione.
Non in tutti i casi gli invasi destinati ad alimentare gli acquedotti cittadini ebbero la stessa piena riuscita che si era avuta a Cagliari. A Sassari, dove ancora nel 1855 un’epidemia di colera era costata cinquemila morti su una popolazione complessiva poco superiore ai ventimila abitanti, il problema dell’approvvigionamento idrico e la ricerca della migliore soluzione tecnica tra le varie ipotesi in campo fu all’ordine del giorno delle Amministrazioni comunali per parecchi anni. Dopo varie proposte, discussioni e vicissitudini, che videro anche iniziati e poi abbandonati i lavori di realizzazione dell’acquedotto municipale, nel 1874 il Comune accettò la proposta dell’Ing. Luigi Claudio Ferrero, già Direttore dei lavori per l’acquedotto di Cagliari, che prevedeva la realizzazione di un lago artificiale della capacità di 450.000 metri cubi mediante lo sbarramento del Rio Bunnari con una diga alta 27,50 metri sul piano di campagna.
I lavori, affidati all’Impresa Fumagalli di Milano, durarono sei anni e finalmente, nel 1880, l’acquedotto fu terminato. Il 15 agosto dello stesso anno si tenne la solenne inaugurazione. Ma all’entusiasmo seguì poco dopo il disappunto: l’acqua erogata dalle condutture emanava un forte odore di idrogeno solforato, aveva cattivo sapore e risultava untuosa al tatto, segno inequivocabile di un contenuto rilevante di sostanza organica in decomposizione, che il passaggio attraverso i filtri dell’acquedotto non era evidentemente in grado di abbattere in modo soddisfacente.
L’Impresa Fumagalli e il progettista, Ing. Ferrero, si trovarono inevitabilmente investiti da roventi polemiche, avendo quest’ultimo assicurato, ancora pochi giorni prima dell’inaugurazione dell’acquedotto, che «la bontà dell’acqua del serbatoio è incontrastabile avvegnaché essa provenga da roccie trachitiche le quali sono insolubili e non possono perciò viziarne la qualità». Questo convincimento dell’Ing. Ferrero non venne meno dopo la constatazione della cattiva qualità dell’acqua erogata. Egli infatti ribadì come la natura rocciosa del bacino e l’assenza di ogni vegetazione che non fosse di sterpi e di roveti rendessero il sito, se non desertico, quantomeno ben poco praticato. Non era dunque dal bacino che poteva provenire l’inquinamento dell’acqua. Ad ogni modo, per i decenni successivi l’acqua dell’invaso fu utilizzata solo a scopi irrigui e industriali, mentre la popolazione fu approvvigionata con l’acqua delle sorgenti di Bunnari e con le fontane del Rosello e delle Concie.
Solo in epoca fascista il problema dell’alimentazione potabile di Sassari fu in buona misura risolto, grazie all’installazione di un più moderno impianto di chiarificazione e depurazione delle acque, alla costruzione della diga del Bunnari Alto, con un bacino della capacità utile di 1.200.000 metri cubi e, infine, alla realizzazione di un canale di raccolta di tutte le acque superficiali cadenti sul centro abitato di Osilo, che potevano ora essere convogliate al di fuori del bacino imbrifero tributario dei laghi artificiali. La costruzione del nuovo acquedotto, iniziata nell’anno 1928, si concluse nell’ottobre del 1932. L’inaugurazione avvenne il 6 novembre dello stesso anno.
La riuscita dell’invaso a servizio dell’acquedotto di Iglesias, con una capacità di 150.000 metri cubi, fu ancora più rovinosa. La diga di sbarramento realizzata per la formazione del bacino fu distrutta da una piena il 2 maggio 1886, appena dopo essere stata ultimata.
La deliziosa diga di Sinnai sul Rio Santu Barzolu, realizzata dall’Impresa Carlo Barbera negli anni 1892-1894 su progetto dell’Ing. Gustavo Ravot (1891), è invece tutt’oggi fieramente in piedi, e continua a dar l’acqua alla città incurante dei suoi 120 anni e più di onorato e ininterrotto servizio.

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