Dopo il ritrovamento di un simil maremmano morto in Ogliastra pochi giorni fa, un nuovo caso di crudeltà animale scuote la Sardegna. Stavolta la vittima è un cane rinvenuto nelle campagne di Villacidro, in condizioni disperate. La povera creatura ha vagato per giorni con un cavo conficcato nella pancia, una vera e propria tortura inflitta da mani senza scrupoli.

Foto del veterinario Casula

Secondo il veterinario che sta tentando di salvarlo, si tratta di un cavo utilizzato per la cattura dei cinghiali, una trappola artigianale realizzata con del filo di ferro, spesso impiegata dai bracconieri. Una pratica brutale e illegale che continua a mietere vittime innocenti, provocando sofferenze atroci.

Nonostante gli sforzi dei soccorritori, il destino del cane resta incerto, e con ogni probabilità il responsabile di questa barbarie non sarà mai identificato né punito. Un episodio che riaccende l’attenzione sull’odioso fenomeno del bracconaggio e sull’urgente necessità di azioni più incisive per contrastarlo.

Questa mattina, sulla strada tra Barisardo e Tortolì, è stato ritrovato il corpo senza vita di un simil maremmano sardo, con un filo di ferro stretto intorno alla vita. Una fine atroce per un cane che, come tanti altri, potrebbe aver vissuto una vita di sofferenze prima di morire in circostanze crudeli. Resta il dubbio su chi possa essere stato l’artefice di tale barbarie: il suo proprietario? O qualcuno che lo considerava ormai inutile?

Si sospetta sia stata colpa di qualche scellerato bracconiere senza scrupoli: spesso infatti questo tipo di trappole realizzate col fil di ferro vengono realizzate artigianalmente dai bracconieri. Una pratica brutale che ha portato alla morte di questa povera creatura, tra atroci sofferenze. Ovviamente purtroppo non lo sapremo mai e il colpevole resterà impunito.

Nella nostra Isola questi cani vengono spesso utilizzati per la guardia o il controllo delle greggi, ma quando si ammalano, invecchiano o non sono più ritenuti adatti al loro ruolo, il destino che li attende è spesso tragico. Molti vengono abbandonati, lasciati a morire o uccisi senza pietà, per essere poi sostituiti con un cucciolo, magari un loro stesso figlio.

Questa povera anima faceva parte degli ultimi, dei dimenticati, di quei cani che non hanno mai conosciuto il calore di una vera famiglia. È un triste fenomeno che si ripete troppo spesso: i canili e i rifugi dell’Isola sono pieni di simil maremmani, fatti figliare senza controllo per garantire un continuo ricambio nel “lavoro”.

Bisogna riflettere su questa realtà: un solo cane può partorire almeno cinque o più cuccioli, ma se ne viene tenuto solo uno, gli altri finiscono per essere abbandonati o uccisi. La soluzione esiste: la sterilizzazione è la scelta più responsabile, l’adozione quella più giusta. Pensiamoci prima di acquistare un cane, perché il vero amore per gli animali non si misura solo nella loro utilità, ma nel rispetto della loro vita. Se volete adottare un cane di un canile sardo, scrivete un messaggio whatsapp al numero: 327 311 7673.