Esiste un felino raro e affascinante che vive solo in Sardegna: ecco di che si tratta

Proprio per la sua rarità, è stato dichiarato specie protetta grazie a una legge regionale del 1998.
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Il gatto selvatico sardo, conosciuto con il nome scientifico di Felis Lybica Sarda e chiamato in lingua sarda “Pisittu aresti”, è un felino raro, elusivo e profondamente legato all’identità naturalistica dell’isola, una creatura affascinante che popola esclusivamente la Sardegna e che incarna nel suo comportamento solitario e diffidente tutto il significato della parola aresti, che nella lingua locale indica ciò che è selvatico, indipendente e schivo, tanto da essere utilizzata anche per descrivere persone di poche parole e poco inclini alla socialità, una definizione perfettamente calzante per questo animale riservato, che evita ogni contatto con l’uomo e con i suoi simili, tranne nei brevissimi momenti concessi dalla natura durante la stagione degli amori e nel delicato periodo in cui le femmine si prendono cura dei propri cuccioli, una presenza silenziosa nei boschi e nelle zone più remote dell’isola che resiste al tempo come una leggenda viva, custode di un equilibrio fragile e prezioso.
Di dimensioni contenute rispetto al gatto selvatico europeo, misura tra i 50 e i 70 cm di lunghezza, con un peso che nei maschi può arrivare a 3 kg, mentre le femmine restano sotto i 2 kg. Il suo manto è grigio con striature più scure, perfetto per mimetizzarsi tra la vegetazione. Uno dei suoi tratti più distintivi è la coda, lunga circa la metà del corpo, che termina bruscamente come se fosse stata tagliata. Inoltre, presenta evidenti ciuffi di pelo sulla cima delle orecchie, caratteristica che lo rende facilmente riconoscibile rispetto ad altre sottospecie.
Predilige ambienti selvaggi e difficilmente accessibili, come foreste di latifoglie, vallate impervie e zone montuose rocciose. È un abile arrampicatore e si muove con straordinaria agilità tra gli alberi. Attivo soprattutto all’alba e al tramonto, durante il giorno si nasconde tra la vegetazione o nelle tane naturali.
Cacciatore esperto, si nutre principalmente di roditori selvatici come topi e ghiri, ma anche di piccoli uccelli, rettili e anfibi. Se presenti nel suo territorio, non disdegna prede più grandi, come la pernice sarda, la lepre e il coniglio. Come i gatti domestici, ha l’abitudine di graffiare i tronchi degli alberi, sia per affilare gli artigli sia per marcare il territorio con segnali olfattivi.
Si riproduce solo una volta all’anno e già dopo tre mesi i cuccioli sono autonomi. Questa rarità riproduttiva, unita alla sua elusività, lo rende estremamente difficile da avvistare e fotografare. Proprio per la sua rarità, è stato dichiarato specie protetta grazie a una legge regionale del 1998. Le poche immagini dettagliate esistenti sono opera di Ignazio Pillitu e ritraggono un esemplare imbalsamato esposto al Museo Minerario di Iglesias.
Il gatto selvatico sardo rappresenta un autentico gioiello della fauna isolana, un simbolo di adattamento e sopravvivenza che merita la massima tutela.

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