Lo sapevate? Come si dice “calze” in sardo campidanese?

Oggi vi sveliamo una curiosità linguistica che forse non tutti conoscono: sapete come si dice "calza" in sardo campidanese e da dove deriva questa parola?
Lo sapevate? Come si dice “calze” in sardo campidanese?
Il sardo è una lingua incredibilmente affascinante, ricca di storia, contaminazioni linguistiche e termini che raccontano secoli di incontri, dominazioni e scambi culturali. Ogni parola ha un’origine che spesso si intreccia con quelle delle lingue che, nel corso dei millenni, hanno lasciato un segno nell’isola. Oggi vi sveliamo una curiosità linguistica che forse non tutti conoscono: sapete come si dice “calza” in sardo campidanese e da dove deriva questa parola?
Nella variante campidanese, il termine che racchiude tutto il mondo delle calze – dai calzini ai collant, dalle calze sportive a quelle più eleganti e velate – è “miggias” (o “miggiasa”, nella forma singolare “miggia”). È una parola evocativa, semplice ma al tempo stesso densa di tradizione, che ancora oggi viene utilizzata per indicare qualsiasi tipo di calza o calzino. Ma da dove deriva questo termine?
Se ci spostiamo nella zona del Nuorese, troviamo un’altra variante molto simile: “mitza”. La somiglianza con lo spagnolo è evidente e, infatti, la radice del termine è proprio nella parola iberica “mitja”, che significa “mezza” e che anticamente veniva usata per indicare le calze a mezza gamba. Non è un caso che molte parole sarde abbiano una forte influenza spagnola, dato che la Sardegna è stata sotto il dominio della Corona d’Aragona per secoli, un periodo che ha lasciato tracce profonde nella lingua e nelle tradizioni dell’isola.
Ecco dunque come un termine così quotidiano come “calza” diventa una piccola finestra sulla storia della Sardegna, sulle sue influenze linguistiche e sulla straordinaria capacità di questa lingua di conservare, trasformare e adattare parole provenienti da culture diverse. La prossima volta che indosserete un paio di calze, magari vi verrà in mente che in sardo campidanese potreste chiamarle “miggias” e che, in fondo, la lingua è un ponte invisibile tra passato e presente.

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