Cagliari, il Borgo Vecchio Sant’Elia: la sua storia, nel contrasto tra bellezza del paesaggio e difficoltà sociali

Sant'Elia nacque come piccolo borgo di pescatori, ma la sua storia moderna è legata ai bombardamenti del 1943 che devastarono Cagliari.
Sant’Elia è il quartiere più meridionale di Cagliari, un’area suggestiva che si sviluppa attorno a un promontorio omonimo, circondato dal mare a sud e a ovest. Il territorio, caratterizzato da alte falesie e da alcune spiagge come Cala Fighera, ospita anche un piccolo isolotto, lo scoglio di Sant’Elia. La sua denominazione deriva dalla sovrapposizione di due figure storiche: Sant’Elia Anacoreta, un eremita vissuto nel IV secolo, e Sant’Elia Profeta, figura biblica venerata dall’ordine carmelitano.
Intorno al IV secolo, un eremita sardo di nome Elia visse sulle alture del promontorio. Martirizzato durante le persecuzioni di Diocleziano, venne sepolto in loco e la collina assunse il suo nome. Più tardi, fu edificata una chiesa, Sant’Elia al Monte, menzionata per la prima volta nel 1089 come proprietà dei monaci Vittorini. Nel XVII secolo, durante le ricerche dell’arcivescovo Francisco Desquivel, i resti del santo furono trasferiti nella Cripta dei Martiri della Cattedrale di Cagliari. Oggi, della chiesa rimangono solo ruderi, recentemente oggetto di scavi archeologici. Nel XVI secolo, i carmelitani si stabilirono sul promontorio, dedicandolo a Sant’Elia Profeta. Tuttavia, a causa delle incursioni saracene, si trasferirono nel quartiere di Stampace, lasciando dietro di sé una nuova intitolazione che affiancò quella dell’anacoreta.
Sant’Elia nacque come piccolo borgo di pescatori, ma la sua storia moderna è legata ai bombardamenti del 1943 che devastarono Cagliari. Gli sfollati trovarono rifugio nel Lazzaretto, una struttura inadeguata, ma che divenne presto una residenza stabile.
Negli anni ’50, per far fronte alla crisi abitativa, il sindaco Pietro Leo avviò il piano INA-Casa, con il finanziamento della Cassa Depositi e Prestiti, per costruire un nuovo quartiere. Sorsero così 85 edifici con 512 appartamenti destinati a oltre 2.000 persone, molte delle quali prive di dimora. Tuttavia, il quartiere si trasformò rapidamente in un ghetto: isolato dalla città, privo di servizi e con scarse vie di comunicazione. La separazione geografica di Sant’Elia fu accentuata dalla Fiera di Cagliari e, successivamente, dall’Asse Mediano di Scorrimento e dal Nuovo Borgo Sant’Elia. Questo isolamento contribuì alla marginalizzazione del quartiere, percepito come un’area problematica e difficile.
Sant’Elia si distingue per il contrasto tra la bellezza del suo paesaggio e le difficoltà sociali che lo caratterizzano. Il vecchio borgo di pescatori convive con le architetture moderniste, spesso degradate, mentre la vivacità della comunità si scontra con alti tassi di disoccupazione e criminalità.
Dalla sua nascita, il quartiere è stato percepito come un “margine” sociale e urbano. Le scelte urbanistiche hanno contribuito a questa condizione, relegando Sant’Elia a una funzione di “zona rifugio” per la popolazione meno abbiente, allontanata dal centro cittadino. Il quartiere è stato spesso vittima di pregiudizi, considerato un luogo difficile, in cui prevalgono problemi economici e sociali.
Tuttavia, Sant’Elia è anche un quartiere di grande vitalità, con una forte identità comunitaria e una profonda connessione con il mare e la natura. La sua storia, fatta di marginalizzazione e resistenza, rappresenta una sfida e un’opportunità per il futuro di Cagliari, in un equilibrio tra memoria, riqualificazione e sviluppo.

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