Lo sapevate? Come si dice ombrello in sardo campidanese?

Tra le tante parole curiose, ce n'è una che riguarda un oggetto di uso quotidiano, indispensabile nelle giornate di pioggia: l’ombrello!
Lo sapevate? Come si dice ombrello in sardo campidanese?
Il sardo è una lingua sorprendentemente ricca, un vero e proprio mosaico di parole e sfumature che raccontano secoli di storia, dominazioni e influenze linguistiche. Ogni termine ha una sua origine, spesso derivata da lingue straniere che nel tempo si sono mescolate al sardo, creando un vocabolario unico e affascinante. E tra le tante parole curiose, ce n’è una che riguarda un oggetto di uso quotidiano, indispensabile nelle giornate di pioggia: l’ombrello!
Sì, proprio lui, il nostro fedele compagno nei giorni uggiosi, quello che ci accompagna tra pozzanghere e acquazzoni, quello che spesso si ribella e si trasforma in vela al primo soffio di vento, facendoci combattere contro le intemperie come improbabili schermidori sotto la pioggia. Ma come si dice ombrello in sardo campidanese? Beh, preparatevi, perché questa è una di quelle parole che meritano di essere ricordate: si dice “Perecu”, oppure “Paràcua”, termine che arriva direttamente dallo spagnolo “paraguas”, il cui significato, guarda caso, è proprio “para l’acqua”.
Un nome evocativo, pratico e decisamente azzeccato, che ci ricorda come ogni parola sarda abbia una storia da raccontare. Quindi, la prossima volta che vi ritroverete a lottare contro il vento e la pioggia, sappiate che non state semplicemente aprendo un ombrello… state sollevando un fiero Perecu o un nobile Paràcua, testimoni linguistici di una terra che di storia ne ha da vendere!

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