Un tuffo nella collezione di trattori d’epoca di Mario Loddo: «Un brivido quando li metto in moto»

Mesi e mesi per riportarli all’antico splendore: Mario Loddo, di Assemini, e la sua collezione di trattori d’epoca, paradiso per gli amanti del settore. «Sempre stato in mezzo ai trattori, accenderli ogni volta è un brivido.»
«Mettere in moto un trattore a testa calda è sempre un’emozione, qualunque provenienza esso abbia. Per quanto riguarda i miei, tanto è stato il lavoro per ripristinarli quindi il tutto viene amplificato. Comunque ogni volta è un brivido!»
“Sempre in mezzo ai trattori”: così si definisce da sempre Mario Loddo, 50enne di Assemini, ora con una collezione di trattori d’epoca che permette un salto indietro nel tempo di decenni. Il suo sogno era chiaro fin da bambino. Con un’azienda agricola di famiglia, il piccolo Mario era deciso su quel che voleva fare “da grande”: il mondo dell’agricoltura era troppo importante per lui, il cardine delle sue giornate. E nel 95 arriva la sua prima azienda.
I trattori? Be’, una conseguenza abbastanza naturale.
«Mio zio ha sempre fatto il trebbiatore, da qui nasce l’idea di creare una piccola collezione di trattori d’epoca. Dopodiché, abbiamo fatto la prima sagra della mietitura nel 2001.»
E poiché l’idea di creare una collezione solletica la mente di zio e nipote, ci si muove in quella direzione. Non è semplice, ma la motivazione c’è.
«Ho cercato i trattori in tutta la Sardegna, trovando il primo trattore a testa calda a Serdiana, un Orsi Argo del 51. Poi zio è mancato nel 2008 e io ho continuato questa impresa comprando un Landini 25 a Reggio Emilia, un altro a Cuneo, poi ancora due trattori a Dolianova.»
Adesso? Mario ha un paradiso di motori per chi ama questo mondo.
«La mia collezione è composta oggi da quattro trattori a testa calda dei quali due Orsi Argo del 51 e un Super Orsi del 32 – il mio pezzo forte. Poi c’è un Landini 25 del 54, un Oto Melara del 56, uno Zetor del 65, un Hannomag del 61… Questi ultimi non a testa calda» spiega.
Molto lavoro, abbiamo detto, per farli tornare all’antico splendore.
«Questi trattori sono stati presi in uno stato completo di abbandono, ad esempio per quanto riguarda il Super Orsi ci sono voluti sei mesi solo per sbloccare il motore, più tutto il resto. Considerando che è una passione e non un lavoro, il tempo a disposizione si ritagliava il sabato e la domenica.»
Sempre con lo sguardo al futuro.
«Mi piacerebbe riorganizzare la sagra della mietitura, così da trascorrere del tempo con degli appassionati come me e per ricordarci delle persone che hanno collaborato gli anni passati e che oggi non ci sono più» conclude. «Non mi dispiacerebbe dare vita a un museo della meccanica agraria, così da poter far visitare a tutti gli appassionati e non.»

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