Alba di sangue nel carcere di Uta: un detenuto frattura le costole di un agente e aggredisce un infermiere

Un detenuto si è scagliato contro il personale sanitario e gli agenti: costole fratturate e 21 giorni di prognosi per un poliziotto.
Doveva essere trasferito in altra sede penitenziaria, ma un detenuto è andato in escandescenza creando gravi problemi nel carcere di Uta, a Cagliari.
Spiega tutto Luca Fais, segretario per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Questa mattina alle 4.30, durante le operazioni di trasferimento di un detenuto straniero molto aggressivo e noto per essere autore di svariati eventi critici, all’atto della partenza per altro istituto, ha iniziato ad inveire dapprima contro i medici e personale sanitario con minacce e tentativi di aggressione fisica, per poi scagliarsi contro il personale di Polizia Penitenziaria intervenuto. Al termine di queste operazioni, i poliziotti contusi sono dovuti ricorrere con urgenza alle cure ospedaliere con un bollettino assai pesante: un agente con costole fratturate e 21 giorni di prognosi e altri due poliziotti con tre giorni di cure”.
“Tutta questa situazione che continuiamo a denunciare è frutto della presenza di detenuti ingestibili che continuano a destabilizzare l’ordine e la sicurezza del carcere di Uta”, denuncia il sindacalista. “Ancora siamo in attesa di avere riscontri su possibili soluzioni da adottare da parte del ministero circa la grave problematica del sovraffollamento che incide maggiormente su tali eventi critici. Ad oggi si conta una presenza di 750 detenuti a fronte di 500 posti tollerabili”. “Auspichiamo un segnale forte da parte del Provveditore, Domenico Giuseppe Arena, che ha avuto modo di vedere di persona la grave situazione dell’istituto cagliaritano, tra i più problematici della Sardegna”, conclude Fais.
Solidarietà ai poliziotti feriti ed a tutti i poliziotti di Uta arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Mi preoccupa questo nuovo grave episodio avvenuto nella Casa circondariale di Cagliari. Torno a denunciare come la consistente presenza di detenuti stranieri e/o con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri sarde e del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano”.
Dura la presa di posizione del SAPPE: “Gli attuali vertici ministeriali, dipartimentali e regionali devono assolutamente porre tra le priorità d’intervento la garanzia dell’incolumità fisica dei poliziotti penitenziari. Non si corra il rischio di lasciare le carceri in mano ai delinquenti. Fare il poliziotto penitenziario in carcere è sempre più pericoloso e noi ci sentiamo abbandonati da tutti”.

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