Meraviglie di Sardegna: la tomba dei giganti di Is Concias, un luogo che sembra uscito da una fiaba

Un sito che racconta storie antiche, di riti, antenati e misteri senza tempo. Questa straordinaria tomba, non distante da Sant'Isidoro e situata nel territorio di Quartucciu, si erge in uno scenario incantevole che sembra proteggere e custodire la sua aura magica.
Meraviglie di Sardegna: la tomba dei giganti di Is Concias, un luogo che sembra uscito da una fiaba.
Un sito che racconta storie antiche, di riti, antenati e misteri senza tempo. Questa straordinaria tomba, non distante da Sant’Isidoro e situata nel territorio di Quartucciu, si erge in uno scenario incantevole che sembra proteggere e custodire la sua aura magica.
Conosciuta anche come sa domu ‘e s’orku, ovvero “la casa dell’orco”, condivide questo appellativo con altri monumenti funerari nuragici, richiamando l’antica credenza pagana secondo cui in questi luoghi si celavano mostruosi esseri malvagi. Una leggenda inquietante che, ancora oggi, dà un fascino oscuro a questo luogo sacro.
La tomba di Is Concias è una delle tombe nuragiche più belle del Sud Sardegna, perfettamente conservata e imponente con la sua esedra in muratura, un elemento che la distingue dalle tombe del Nord e Centro Sardegna, dove l’esedra è solitamente formata da pietre a coltello con una stele centinata centrale. Situata a quasi 400 metri d’altitudine, in località San Pietro Paradiso, questa tomba sembra davvero appartenere a un altro mondo. Circondata da querce secolari, avvolta nella macchia mediterranea e accompagnata dal dolce suono di una cascata che genera un piccolo laghetto poco distante, sembra quasi vegliata dalla piccola chiesetta campestre di San Pietro, a cui si giunge percorrendo la strada che si inerpica verso il Mont’e Cresia, all’interno del suggestivo parco dei Sette Fratelli. L’atmosfera è unica e misteriosa: si respira un’energia arcaica, un richiamo all’antico culto degli antenati, fatto di riti preistorici e celebrazioni sacre che migliaia di anni fa avvenivano proprio qui, nell’area davanti all’esedra, tra blocchi di pietra intrisi di sacralità.
Databile all’Età del Bronzo Medio-Recente, questa tomba presenta un’imponente facciata a filari, caratteristica comune ad altre tombe dei giganti del Sud Sardegna. L’esedra, ampia circa dieci metri, racchiude al centro l’ingresso alla camera funeraria, una struttura lunga circa otto metri e larga un metro e trenta, con un’altezza che va dai 2,10 metri dell’ingresso fino ai 1,70 metri sul fondo. La camera funeraria, rettangolare e con il pavimento in roccia naturale spianata, si restringe man mano che si procede verso l’interno, e sul fondo si trova un bancone rettangolare addossato al lastrone di chiusura. La muratura, costituita da filari di pietre ben lavorate e leggermente aggettanti, dona alla struttura solidità e bellezza. All’esterno, accanto all’ingresso, si nota un betilo, una pietra sacra che probabilmente rappresenta una divinità, simbolo di un legame spirituale che attraversa i secoli.
La tomba di Is Concias non è solo un capolavoro dell’architettura nuragica, ma anche un oggetto di studio per gli archeologi. Venne scavata negli anni Sessanta dall’archeologo Enrico Atzeni e successivamente restaurata nel 1987. Come riportato da Sardegna Cultura, la tomba segue uno schema planimetrico classico: un corpo rettangolare leggermente rastremato verso il fondo e un’esedra semicircolare composta da filari di pietre di grandezza decrescente verso l’alto. L’ingresso trapezoidale, situato al centro dell’esedra, è delimitato da due blocchi sormontati da un’architrave rettangolare, privo della tradizionale finestrella di scarico. Sul fondo della camera funeraria, la sezione angolare diventa progressivamente tronco-ogivale e poi completamente ogivale, un dettaglio che testimonia la maestria costruttiva delle genti nuragiche. Nei pressi dell’ala ovest dell’esedra, inoltre, sono stati scoperti tre pozzetti scavati nella roccia, circondati da cerchi di pietre concentrici, un dettaglio che aggiunge ulteriore mistero a questo sito unico.
Un luogo che non è solo una testimonianza storica, ma anche una finestra su un passato lontano, dove il sacro, il misterioso e il naturale si intrecciano in un racconto che ancora oggi incanta e affascina chiunque abbia la fortuna di visitarlo.

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