Lo sapevate? Chi è Prapòddi e quale oscuro segno ha lasciato nell’immaginario collettivo sardo?

Una figura inquietante che ha turbato i sonni di molti bambini e non solo. Chi era Prapòddi?
Lo sapevate? Chi è Prapòddi e quale oscuro segno ha lasciato nell’immaginario collettivo sardo?
Una figura inquietante che ha turbato i sonni di molti bambini e non solo. Chi era Prapòddi?
Prapòddi è una figura tanto inquietante quanto affascinante, che ha alimentato paure e leggende nella cultura popolare dell’isola. Il suo nome era spesso sussurrato con timore, un monito che riecheggiava nelle storie raccontate per spaventare i bambini o per mettere in guardia gli adulti. Ma chi era davvero Prapòddi e perché il suo ricordo è rimasto così vivido nella memoria collettiva?
Nella tradizione popolare sarda, Prapòddi è rappresentato come un boia spietato, una figura che incarnava la violenza e il terrore più assoluto. Dopo aver giustiziato i suoi condannati, non si limitava a mettere fine alla loro vita: la crudeltà continuava anche oltre la morte. Si racconta che Prapòddi infierisse sui cadaveri appendendoli agli alberi con ganci da macellaio, quasi a voler trasformare il corpo umano in un macabro trofeo. Un’immagine brutale e simbolica, capace di impressionare chiunque la immaginasse.
La sua presenza era così temuta che il suo nome veniva invocato come una maledizione. “Chi ti currat Prapòddi e chi acabis in manus suas” – che ti insegua Prapòddi e che tu possa finire nelle sue mani – era un anatema potente e terribile, riservato ai nemici o a chi si voleva maledire. Era una minaccia che evocava una sorte inesorabile, un destino segnato da paura e sofferenza.
La figura di Prapòddi, con il suo alone di crudeltà e mistero, è rimasta impressa nell’immaginario collettivo sardo, un simbolo di giustizia brutale e disumana, ma anche un monito contro i pericoli che possono colpire chi si allontana dalla retta via. Una figura che, nonostante il passare del tempo, continua a suscitare curiosità e a far parlare di sé.

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