Lo sapevate? Un tempo le mamme per punire i propri figli usavano sa zirogna.

Un tempo, nelle case sarde, le mamme avevano un metodo educativo che oggi farebbe accapponare la pelle ai pedagoghi moderni: sa zirogna.

Non stiamo parlando di un sofisticato strumento di disciplina psicologica, ma del nerbo del bue essiccato, un oggetto tanto semplice quanto efficace, che troneggiava appeso dietro la porta della cucina, sempre pronto all’uso. Sa zirogna era il perfetto alleato delle mamme di una volta, quelle che non conoscevano S.O.S. Tata ma erano campionesse indiscusse di S.O.S. Zirogna. Bastava una frase, pronunciata con tono solenne e minaccioso: “La chi pigu sa zirogna”. A quel punto, anche il figlio più ribelle sbiancava e tornava improvvisamente il ritratto dell’ubbidienza.

Ma non pensate che tutti i figli temessero sa zirogna allo stesso modo. Certi ragazzi, abituati alle famigerate “susse”, avevano ormai sviluppato una resistenza naturale. Per loro, la minaccia era solo il preludio a una punizione più concreta, che si traduceva nella temutissima “passara ‘e corpusu”. E qui entra in gioco l’efficacia fisica di sa zirogna: il nerbo del bue, se usato con decisione, garantiva un’esperienza educativa tanto breve quanto memorabile. Le mamme lo sapevano bene e non si facevano pregare, dispensando la loro pedagogia con generosità e precisione, accompagnata da un immancabile “surrixeddasa!”.

Ovviamente, sa zirogna non era solo uno strumento di punizione, ma anche un monito silenzioso, un oggetto carico di autorità che parlava senza bisogno di parole. Oggi, nelle case moderne, sa zirogna è sparita, sostituita da metodi più morbidi e meno traumatici. Eppure, per chi ha superato le cinquanta primavere, quel semplice nome evoca ricordi intensi e forse un po’ di pelle d’oca. Perché sa zirogna non era solo un oggetto, ma un simbolo di un tempo in cui l’educazione passava anche attraverso il timore reverenziale verso un nerbo di bue appeso alla parete.

Cagliari, trovato il corpo di un’anziana donna all’interno di un’abitazione.

A Cagliari è stato rinvenuto il corpo senza vita di una donna di 78 anni, Wilma Pillai. Il tragico ritrovamento è avvenuto all’interno di un appartamento situato in un palazzo tra via dei Colombi e via della Pineta. La scoperta è stata fatta ieri, dopo l’intervento delle autorità chiamate ad aprire la porta dell’abitazione.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno permesso l’accesso all’interno, supportati da una volante della Polizia. Presenti anche i sanitari del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso della donna. Secondo le prime verifiche, si tratterebbe di una morte per cause naturali, ma non è ancora stata accertata con esattezza la data del decesso. L’episodio lascia sgomenti i residenti della zona, che si sono raccolti in un silenzio rispettoso davanti al palazzo. La notizia ha scosso profondamente la comunità, già colpita da altre recenti vicende simili. Il corpo di Wilma Pillai è stato trasportato per ulteriori accertamenti, mentre le forze dell’ordine hanno avviato i protocolli previsti in queste situazioni, cercando di fare chiarezza sui dettagli della vicenda. Questo tragico episodio mette in luce, ancora una volta, l’importanza della vicinanza tra vicini e il ruolo fondamentale di segnalare situazioni di potenziale disagio o solitudine, soprattutto quando si tratta di persone anziane.