La lettera appassionata di un lettore in difesa degli operatori del Santissima Trinità
Un infermiere aggredito, attacchi sui social e su alcune testate on line: in difesa degli operatori del Santissima Trinità un'appassionata lettera di un lettore.
La lettera appassionata di un lettore in difesa degli operatori del Santissima Trinità.
Un infermiere aggredito, attacchi sui social e su alcune testate on line: in difesa degli operatori del Santissima Trinità un’appassionata lettera di un lettore.
La lettera appassionata di un lettore in difesa degli operatori del Santissima Trinità getta luce su una realtà spesso trascurata nel panorama sanitario italiano. Un infermiere aggredito, attacchi sui social e su alcune testate online hanno scatenato questa risposta, che va oltre la semplice difesa per diventare un inno alla dedizione e all’umanità che caratterizzano il lavoro quotidiano in un Pronto Soccorso. “Tante volte sento lamentele sugli infermieri, sulla sanità, sul sistema. Io stessa molto spesso mi sono lamentata di come sono stata trattata o come è stato trattato qualcuno vicino a me. Oggi invece no, voglio raccontare di una dottoressa (ndr la psicologa del PS del P.O. Santissima Trinità di Cagliari) che è rimasta con me tutto il tempo, mi ha capita con un solo sguardo e ha capito che oggi io avevo bisogno di lei,” racconta una giovane utente sui social, offrendo una testimonianza dell’empatia e della professionalità che animano questo reparto. Il Pronto Soccorso, troppo spesso criticato per le lunghe attese e le tensioni che vi si manifestano, emerge da questo racconto come un luogo carico di umanità, dove ogni giorno si vivono storie di cura, di risposte e di speranza. È rimasto, come sottolinea l’autore della lettera, “praticamente l’unica risposta certa, sicura, tempestiva e gratuita al bisogno di salute degli italiani, di noi sardi.”
Qui, la salute è intesa nella sua accezione più ampia, non solo come cura delle patologie fisiche, ma come attenzione alla persona nella sua totalità, includendo le dimensioni mentali e sociali del benessere. L’ospedale Santissima Trinità di Cagliari viene descritto come un esempio di questo approccio di presa in carico globale: un luogo dove i più fragili, gli anziani, i casi sociali, i tossicodipendenti, gli infetti, e coloro che soffrono di problemi mentali trovano accoglienza e cure. Nonostante le
difficoltà legate alla carenza di personale e a una medicina del territorio insufficiente, gli operatori di questo Pronto Soccorso
scelgono di rimanere, dimostrando una resilienza straordinaria di fronte a richieste sempre crescenti. La lettera ci riporta al periodo della pandemia Covid, ricordandoci i sacrifici immani compiuti da questi professionisti: “Forse abbiamo già dimenticato il periodo della pandemia Covid, abbiamo dimenticato i malati che questi uomini e donne hanno visto morire sopportando nella loro anima il dolore per non essere riusciti a salvarli, abbiamo dimenticato che tra quei morti c’erano
anche colleghi ammalatisi svolgendo il proprio lavoro?” Questo richiamo serve a contestualizzare l’atteggiamento di alcuni operatori che potrebbero apparire “un po’ più duri, un po’ meno comunicativi, un po’ meno sorridenti,” invitandoci a una maggiore comprensione e gratitudine.
L’autore passa poi a elencare una serie di casi emblematici che illustrano l’importanza vitale del lavoro svolto in Pronto Soccorso: Gianni (nome di fantasia), salvato da un aneurisma dell’aorta addominale; Marta, rianimata da una grave acidosi metabolica; Salvatore, soccorso per un dolore toracico; Maria, trattata per un edema polmonare acuto. Questi esempi sottolineano come, ogni giorno, con professionalità ma anche con gesti di gentilezza – “un sorriso, seppur stanco, con un
cambio panno, con un pasto caldo, con una stretta di mano, con l’ascolto” – gli operatori del Pronto Soccorso soddisfino quel bisogno di salute inteso come benessere complessivo dell’individuo. La lettera invita anche a una riflessione critica sull’uso improprio del Pronto Soccorso, sottolineando come molti vi si rechino per problemi che potrebbero essere risolti attraverso altri canali, come il medico di base, il CUP o visite private. Allo stesso tempo, riconosce il valore unico di questo servizio, sempre aperto, “ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, sabati e domeniche, a Natale, Capodanno e Pasqua,” offrendo la certezza di risposte e cure, spesso con esami che altrimenti richiederebbero lunghe attese e costi significativi.
L’autore lancia un monito contro i commenti dispregiativi sui social media, sottolineando come questi possano minare il morale e la motivazione degli operatori sanitari: “Pensiamo che gli operatori sanitari, leggendo quei commenti, si nutrano di empatia, di umanità, di resilienza e di buona volontà? No, li stiamo distruggendo, li stiamo inducendo ad abbandonare.” La lettera si conclude con un appello all’unità e alla collaborazione: “Senza dichiarare nuovi santi, cerchiamo tutti (utenti, medici di medicina generale, soccorritori, operatori del 118, dei DEA e dei reparti ospedalieri e case di cura) di ‘tendere le braccia’ per chiudere i buchi di una rete sfilacciata ma che, per ora, c’è. Per salvare la sanità pubblica italiana servono l’aiuto e la partecipazione di tutti.” Questo messaggio finale sottolinea l’importanza di un impegno collettivo per preservare e migliorare il sistema sanitario pubblico, riconoscendo il valore inestimabile del lavoro svolto dagli operatori del Pronto Soccorso e invitando a una maggiore consapevolezza e rispetto per questo servizio essenziale.
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