Giacomo Pitzalis, lo sceneggiatore al lavoro su altre storie dopo l’Amara Nevicata: «Sempre un po’ di Sardegna nelle mie opere»
Di Guasila ma a Torino da anni, Giacomo Pitzalis – sceneggiatore 32enne sardo – è conosciuto per l’horror gotico ambientato in Barbagia l’Amara Nevicata
«In qualche modo, anche se in maniera velata o inconscia, credo che un po’ di Sardegna sia sempre presente in ciò che realizzo. A volte me ne accorgo subito, altre volte soltanto rileggendo quanto ho scritto.»
Scrittore e sceneggiatore 32enne – con in tasca anche una laurea in Giurisprudenza –, di Guasila ma a Torino da anni, Giacomo Pitzalis è conosciuto nell’Isola per una delle sue opere, l’Amara Nevicata, che ha prodotto insieme al disegnatore Luigi Porceddu. Atmosfere gotiche, tinte cupe e l’Isola a fare da contorno, l’opera è una storia horror tutta sarda.
Ma la passione per questo mondo nasce presto nella sua vita e da allora mille sono stati i traguardi.
«La scintilla che mi ha fatto capire di voler realizzare i fumetti è arrivata parecchi anni fa, durante la prima o la seconda media» racconta. «Provo a raccontarlo come se stessi scrivendo una sceneggiatura. Interno di una camera d’ospedale. Nessun fronzolo particolare, è scarna con soltanto l’essenziale per i pazienti. Di fianco a un lettino notiamo un piccolo mobiletto bianco, apatico, da cui pende una torre di fumetti pericolosamente sbilenca. In mezzo a questo mucchio di letture, che speravo mi aiutassero a smaltire il tempo là dentro, trovai un numero di Dylan Dog, il #223, Le due vite di Dream, scritto da Pasquale Ruju per i disegni di Luigi Piccatto. In quel momento, mi si è aperto un mondo. Uno a cui non ero pronto e che a distanza di anni reputo essere ancora il migliore dei mondi possibili (occhio: come ogni mondo che si rispetti, anche questo non è esente da storture o situazioni tossiche, anzi). Col tempo, ho maturato la decisione di scriverli io, i fumetti, frequentando il Centro Internazionale del Fumetto di Cagliari, diretto da Bepi Vigna.»
Ma non solo. «Il mio percorso nel mondo dei fumetti è iniziato, oltreché con Dylan, grazie ai comics, con Spider-Man, Batman e Daredevil. Soltanto in un secondo momento la mia attenzione si è focalizzata sulle opere di autori leggendari della Nona Arte, come Frank Miller, Andrea Pazienza, Alan Moore e Sergio Toppi. Forse, questo mix di influenze così diverse e non “autoctone” mi ha fatto sentire distante dalla mia isola e proiettato verso altri lidi, o almeno a percepirmi come tale» spiega. «Eppure, il trasferimento a Torino, si è rivelato un’epifania: mi ha svelato quanto sono profondamente legato alla mia terra. Non ho mai negato questo legame, ma non mi aspettavo nemmeno che fosse così intimo. In qualche modo, anche se in maniera velata o inconscia, credo che un po’ di Sardegna sia sempre presente in ciò che realizzo. A volte me ne accorgo subito, altre volte soltanto rileggendo quanto ho scritto.»
E, tornando all’Amara Nevicata, pubblicata sulla rivista antologica Giallo (edita da Leviathan Labs e uscita su tre numeri consecutivi), si parla di una storia ambientata nientepopodimeno che in Barbagia, ai primi del Novecento. «Oltre che snodarsi lungo ambientazioni che richiamano da vicino Algernon Blackwood o, più in generale, il folk horror, si tratta, nella sua essenza, di un racconto d’amore dannato e osteggiato. Abbiamo deciso di intrecciare il cammino dei protagonisti con una vecchia leggenda sarda, ispirata da uno scritto di Grazia Deledda, La leggenda del Diavolo Cervo pubblicata sulla rivista Natura ed Arte nel 1894. Lungo le presentazioni in giro per la Sardegna, ma anche negli eventi nazionali come il Salone del Libro di Torino, la risposta è stata più che positiva. Uno dei temi cardine del lavoro è quello del “ritorno a casa”, accompagnato però dal senso di spaesamento che si vive nel sentirsi fuori luogo quando ciò accade. Questo mi ha permesso di lavorare tanto sul concetto di “orrore”, quanto su quello di “orribile”, traducendo in vignette e testo lo spaesamento, l’alienazione e la sensazione di distanza da ciò che hai sempre chiamato “casa”.
Credo che l’insieme di questi elementi abbia incuriosito e avvicinato le persone a L’Amara Nevicata.»
Un buon colpo di scena: ecco cosa, secondo il 32enne, non può mancare nei suoi lavori.
«Deve essere presente qualche elemento capace di far sparire la terra sotto ai piedi del lettore, anche se non è sempre facile azzeccare la formula più corretta per questa magia.» Ah, e la coerenza, sia chiaro. «Ogni parte deve servire e funzionare all’economia della storia che racconto.»
E l’ispirazione, si sa, a chi vive di arte arriva da tutto. «Credo che arrivi un po’ da ogni cosa. Anzi, deve arrivare da ogni cosa. Dal telegiornale sino al libro di ricette lasciato aperto dalla zia mentre prepara il pranzo. Tutto può diventare una storia. Detta così sembra facile, ma è l’esatto opposto. Trovare l’ispirazione è un esercizio di ricerca e valutazione. Il 90% delle idee iniziali non porterà a nulla, l’8% si trasformerà in un vicolo cieco e quel piccolo e misero 2%, così delicato ed esiguo, potrebbe tramutarsi nel tuo prossimo racconto. Ma non è detto, eh.»
«Unico consiglio?» risponde quando gli si chiede quali qualità debba avere un bravo sceneggiatore/scrittore. «Leggere. Non esiste scrittura senza lettura. Per il resto, citando Michael Keaton in The Founder, “Niente in questo mondo può prendere il posto della buona, vecchia, perseveranza”.»
Molto bolle in pentola.
«I progetti futuri sono abbastanza: mi auguro che la gestazione non superi i nove mesi (cosa che sicuramente, invece, accadrà) e si concluda in un felice parto non troppo travagliato. Magari plurigemellare. Al momento sono al lavoro su alcune nuove storie, ma devo dire che mi sono scoperto scaramantico riguardo gli annunci. Posso dire che, nel 2025, proseguirò la mia collaborazione con Erbafoglio, rivista poetica per cui ho iniziato a scrivere alcune storie brevi a fumetti nel 2023, accompagnato ogni volta da un illustratore differente, come Giacomo Putzu (per il numero #27, Antropocene), Luigi Porceddu (sul numero #28, Homeless) o Matteo Porcu (che ha disegnato il mio racconto apparso sul numero #29, Macchine). Al momento, poi, sono al lavoro su nuovi progetti di ampio respiro, ma devo ammettere che mi sono scoperto scaramantico riguardo gli annunci, quindi li centellinerò! Spero però di poterne parlare con voi al più presto!»
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