Il rarissimo caso del nuraghe all’interno di un centro abitato. Ecco dove si trova

Una ben conservata, imponente e del tutto insolita architettura protostorica, al centro di un paese-museo della Sardegna.
Un sistema d’illuminazione all’esterno e all’interno della struttura ne sottolinea la forma, amplifica gli effetti e crea un’atmosfera suggestiva, specie di sera. Il nuraghe Armungia è un caso rarissimo di architettura nuragica all’interno di un centro abitato: s’innalza in mezzo ai tetti delle case, a pochi metri dal vecchio municipio, oggi sede del museo sa Domu de is Ainas, nel margine nord-orientale dal paese, la ‘parte vecchia’ di Armungia, cui dà nome. Il nuraghe, la più importante testimonianza archeologica del territorio, da un’altura domina la valle del fiume Flumendosa: forse un tempo era posto a controllo strategico del territorio, oggi offre uno splendido panorama che arriva fino al Gennargentu.
Il nuraghe, databile all’età del Bronzo medio (XV-XIV secolo a.C.), ha struttura monotorre e forma tronco-conica con diametro di dodici metri e un’altezza residua di dieci metri. È realizzato con blocchi di scisto calcareo ben lavorati e disposti in file culminanti in una falsa cupola (tholos) svettata, ossia senza alcuni filari che la completavano. L’ingresso immette in un corridoio lungo quattro metri, come lo spessore murario, che porta alla camera principale, circolare con diametro di oltre cinque metri. Nella parete opposta al corridoio vedrai due grandi celle, quella a sinistra ospita una cisterna per l’acqua, rivestita internamente con un intonaco di cocciopesto: è indizio di un riuso come sepoltura in epoca bizantina (VI-VII secolo). A ulteriore riprova il ritrovamento nella cisterna di una fibbia bronzea databile all’VIII-IX secolo. Sempre a sinistra si apre il vano scala che conduce, tramite 17 gradini al terrazzo. Al’esterno del nuraghe, sui lati nord-est e sud-ovest, noterai alcuni tratti murari curvilinei, interpretabili opere di rinforzo successive.
Si accede al nuraghe dal museo etnografico, dove si prosegue nell’itinerario culturale all’interno di un vero e proprio paese-museo con architettura che richiama le sue origini agropastorali: modeste case in scisto, al cui interno spesso ci sono forno a palla e cortili con locali adibiti a magazzini o stalle. Il museo etnografico, conserva circa seicento reperti della cultura agropastorale alla Bottega del fabbro, edificio ottocentesco in pietra che custodisce gli arnesi de su ferreri. Infine la casa – museo storico dedicato al grande scrittore e statista Emilio Lussu, molto legato al suo paese natale, e a sua moglie Joyce Salvadori, protagonisti della storia del Novecento e figure-chiave nella vicenda democratica e antifascista nazionale. Fonte Sardegna Turismo.

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