A cura di Massimiliano Perlato Mura
Gabriele Muscas è attore e modello, nato nel febbraio 2003. L’interpretazione di personaggi particolari e l’immedesimazione sono state oggetto di una ricerca che coltiva sin dalla tenera età. Da bambino imitava le persone per le quali provava forte antipatia, sbeffeggiandole e deridendole.
Intratteneva gli amici d’infanzia e si divertiva: “Può sembrare strano, ma a quel tempo quelle imitazioni non avevano solo uno scopo ludico. Dal mio punto di vista avevano anche un risvolto etico: credevo di poter dare loro una lezione. Le persone, spesso, vedono nello specchio solo ciò che vogliono vedere, ma nella maggior parte dei casi non corrisponde alla realtà. In quinta elementare presi una nota da tutte le mie insegnanti per averle imitate: evidentemente avevo fatto un buon lavoro, concentrandomi sui dettagli.”
Racconta così la sua scalata, partendo da Terralba: “Sono sempre stato sottovalutato. Mi piaceva far divertire i miei coetanei imitando persone reali e personaggi immaginari, ma spesso le persone non capivano la mia ironia e credevano che fossi stupido o pazzo. Dopo una delle tante volte in cui mi sono sentito incompreso e negativamente etichettato, mi sono reso conto che la maggior parte della gente non capisce la differenza tra realtà e finzione.”
Durante gli studi nelle scuole superiori, che sembravano non finire mai, percepiva le materie scolastiche come distanti, mentre l’interesse per l’allenamento fisico e il ragionamento logico nel gioco degli scacchi lo affascinava maggiormente: “In quel periodo riservavo pochi momenti lontani dagli obblighi scolastici, nei quali, con un gruppo di amici, inscenavamo piccoli corti amatoriali frutto dell’immaginazione.”
Così Gabriele si è avvicinato all’analisi della sceneggiatura, a una primordiale forma di regia e fotografia: “Trasfigurare in immagini le mie proiezioni mentali, dando vita a vicende e personaggi, stimolava la mia creatività e mi rendeva molto felice.”
La passione per la dizione ha spinto Gabriele Muscas ad approfondire discipline a essa legate. La preparazione in recitazione, fonetica, ortoepia, teatro e doppiaggio è stata indispensabile per la creazione dei corsi di dizione per public relators e professionisti della voce, nei quali ha ricoperto il ruolo di docente: “Già prima di insegnare sentivo la necessità di spingermi oltre: ambivo a ruoli attoriali di primaria importanza. Esplorare ogni linguaggio e genere cinematografico per me significa continuare a crescere senza mai smettere di sorprendermi.”
E poi, il sogno che si realizza: una rivincita dopo esser stato deriso dagli amici, dopo essere stato messo in un angolo troppe volte, dopo aver sofferto.
Gabriele Muscas, nato e cresciuto nella campagna dell’Oristanese, ha deciso di raccontare la sua storia ora che, a Hollywood, ha terminato le riprese del film Rosso di Luna, diretto dal regista newyorkese Jeremie Fiore: un grido d’allarme contro la violenza sulle donne.
Ha recitato in lingua inglese e italiana nel cuore dell’industria cinematografica americana: è uno dei tre protagonisti, insieme all’attrice italiana emergente Julia Modesto e al canadese Vik Sahay, noto per American Pie.
Nel 2020, terminate le scuole superiori, il giovane ha iniziato a studiare per raggiungere il suo obiettivo. Ma ha anche affrontato momenti difficili:
“Non uscivo più di casa, ero sempre impegnato a cercare manager e agenzie. I miei amici non sono mai riusciti a comprendere questa mia passione. Abbandonato a me stesso e privo di sostegno, ho deciso però di non mollare.”
“Recitare in un film a Los Angeles – racconta Muscas – senza avere un manager o un’agenzia che mi rappresentassero è la dimostrazione che credere in se stessi è la chiave per raggiungere le vette più alte.”
“Il cinema, grande fonte d’ispirazione – aggiunge – ha sempre accompagnato i miei passi, suggestionando esponenzialmente i miei ragionamenti e pensieri di ogni giorno.”
Alcuni grandi capolavori cinematografici hanno formato l’uomo che è oggi, a partire dalla propensione per la ricerca linguistica e la corretta pronuncia: “The Lobster di Yorgos Lanthimos, The Game di David Fincher e Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann sono alcuni di essi”, racconta.
Nel 2023 ha posato e sfilato come fashion model, arrivando in semifinale al Concorso Nazionale Mister Italia di Claudio Marastoni, nelle località di Giulianova e Pescara. Nel dicembre 2024 è stato ospite del Bloody Festival di Roma, kermesse cinematografica nazionale dedicata ai film di genere, condotta da Manuela Arcuri e Francesco Lomuscio.
“Ogni personaggio che interpreto porta con sé elementi inseparabili del mio essere. Durante la scena non posso far altro che lasciar scorrere il flusso delle parole e i movimenti in maniera genuina, sforzandomi di non tramutarmi nel personaggio, ma lasciando che esso resti un elemento strutturale della recita. Credo che la recitazione riguardi inevitabilmente lo studio della caratterizzazione, ma per la maggior parte si concentri sulla conoscenza di sé stessi. Mi ha sempre affascinato la frase γνῶθι σεαυτόν, in greco antico, che significa ‘conosci te stesso’. Questa semplice asserzione per me è un’importante lezione di vita, che osservo scrupolosamente.”

Gabriele Muscas
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