Lo sapevate? Che cosa significa e perché si usa l’espressione “In su corru de sa furca”?
Questa tipica espressione della variante campidanese della lingua sarda è sicuramente una delle più usate e famose, soprattutto nel sud dell'Isola.
Lo sapevate? Che cosa significa e perché si usa l’espressione “In su corru de sa furca”?
Questa tipica espressione della variante campidanese della lingua sarda è sicuramente una delle più usate e famose, soprattutto nel sud dell’Isola.
Ecco un’espressione che fa brillare gli occhi di ogni vero sardo e che racchiude in sé secoli di storia, cultura e un pizzico di quella caustica ironia che caratterizza il popolo dell’Isola. Ma da dove viene questa frase così colorita e perché continua a essere una delle più usate, soprattutto nel sud della Sardegna?
Immaginate di essere in un bar di un paesino sperduto del Campidano, circondati da anziani che giocano a carte e parlano in un dialetto così stretto che sembra una lingua aliena. All’improvviso, uno di loro esclama: “Oh Tore, ma aundi mi ses portendi a fai custa passillara? In su corru ‘e sa furca?”. Non è l’inizio di un incantesimo, ma un modo molto sardo di dire “Ehi Salvatore, ma dove diavolo mi stai portando per questa passeggiata? Nel posto più remoto e inaccessibile del mondo?”.
“In su corru de sa furca” (“frucca”, a seconda dei luoghi) è molto più di una semplice espressione: è un viaggio linguistico che ci porta indietro nel tempo, a un’epoca in cui la forca non era solo un attrezzo agricolo, ma anche un sinistro strumento di giustizia. Il “corno della forca” evoca immagini di luoghi desolati e terribili, dove si consumavano le esecuzioni capitali. È come se i sardi, con la loro abilità di trasformare anche le cose più cupe in espressioni colorite, avessero preso il simbolo ultimo della punizione e lo avessero trasformato in una metafora per indicare un luogo così remoto e inospitale da far sembrare preferibile persino il patibolo.
Ma non fermiamoci qui. L’espressione ha radici profonde nella psiche sarda. Il “corno” non è solo l’estremità della forca, ma rappresenta anche il concetto di limite, di confine ultimo dello spazio conosciuto. È come se, usando questa frase, i sardi stessero dicendo: “Siamo andati così lontano che abbiamo raggiunto il punto dove finisce il mondo civile e inizia l’ignoto”. È un modo poetico e un po’ macabro di descrivere l’inaccessibilità di un luogo.
L’uso di questa espressione nella vita quotidiana è variegato e affascinante. La sentirete usare non solo per descrivere luoghi fisicamente remoti, ma anche situazioni complicate o imprese particolarmente difficili. “Questo lavoro mi sta portando in su corru de sa furca” potrebbe dire un impiegato esasperato, intendendo che il suo incarico lo sta portando al limite della sopportazione.
Ma attenzione: come ogni buona espressione sarda, anche questa ha la sua versione “frastimu”, ovvero la maledizione in salsa isolana. Quando qualcuno vi augura “Bae a su corru mannu ‘e sa furca”, non vi sta certo invitando a una piacevole scampagnata. È un modo colorito (e decisamente poco gentile) di mandarvi… beh, diciamo in un posto non molto piacevole.
L’uso di questa espressione rivela molto della mentalità sarda: un popolo che ha saputo trasformare le difficoltà della sua storia e della sua geografia in un linguaggio ricco e immaginifico. La Sardegna, con i suoi paesaggi aspri e la sua storia travagliata, ha forgiato un modo di esprimersi che riesce a essere allo stesso tempo duro e poetico, schietto e profondo.
“In su corru de sa furca” è più di un modo di dire: è un pezzo di sardità distillata in poche parole. Racchiude in sé la capacità dei sardi di ridere delle avversità, di trasformare il macabro in umorismo, di creare poesia dalla durezza della vita. È un’espressione che parla di resilienza, di capacità di adattamento, di quell’ironia un po’ nera che ha permesso ai sardi di sopravvivere e prosperare in un’isola che, per quanto meravigliosa, non è mai stata facile.
Quindi, la prossima volta che vi trovate in un luogo particolarmente isolato o in una situazione complicata, ricordatevi di questa espressione. Usatela, e sentirete immediatamente un legame con generazioni di sardi che, prima di voi, hanno affrontato l’ignoto e l’avversità con un sorriso sarcastico sulle labbra e questa frase pronta sulla lingua. Perché, alla fine, anche se vi trovate “in su corru de sa furca”, siete in buona compagnia: quella di tutti i sardi che, nel corso dei secoli, hanno trasformato la difficoltà in arte linguistica.
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