Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo “parastaggiu”?

Una parola che indica un oggetto ben preciso. Molti di noi, soprattutto i più anziani lo ricordano bene. Di che cosa si tratta?
Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo “parastaggiu”?
Una parola che indica un oggetto ben preciso. Molti di noi, soprattutto i più anziani lo ricordano bene. Di che cosa si tratta?
Su parastaggiu, che meraviglia di oggetto, un vero e proprio pezzo di storia sarda che racconta di tempi passati, di cucine profumate di pane appena sfornato e di nonne indaffarate a preparare il pranzo della domenica. Ma cos’è esattamente questo misterioso parastaggiu che fa brillare gli occhi dei nostri nonni di nostalgia?
Immaginate di entrare in una cucina tradizionale sarda di qualche decennio fa: l’aria è impregnata di profumi di mirto e rosmarino, il fuoco scoppietta nel camino e lì, appoggiato alla parete, troneggia lui, su parastaggiu, un mobile tanto semplice quanto essenziale nella vita quotidiana di ogni famiglia sarda che si rispetti. Questo oggetto, che potremmo definire l’antenato del moderno scolapiatti, era molto più di un semplice mobile: era il custode delle stoviglie più preziose, il testimone silenzioso di pranzi in famiglia e cene con gli amici, il guardiano di piatti, tazze e bicchieri che venivano esposti con orgoglio agli ospiti come veri e propri gioielli di famiglia. Su parastaggiu, conosciuto anche con una varietà di nomi che cambiano da zona a zona dell’isola – prattera, appiccastergiu, appiccastrexus, fascellau o stanti de cuxina – era un elemento immancabile nelle case campidanesi e non solo, un vero e proprio must-have dell’arredamento sardo tradizionale.
Realizzato solitamente in robusto legno di castagno, questo mobile si ergeva fiero con i suoi tre piani aperti, pronto a sostenere il peso della tradizione culinaria sarda. Con un’altezza di circa un metro e una larghezza di 70 centimetri, su parastaggiu era abbastanza compatto da non occupare troppo spazio nelle modeste cucine di un tempo, ma sufficientemente capiente da contenere tutto il necessario per apparecchiare una tavola degna delle migliori occasioni. Ma non pensate che fosse un mobile anonimo e privo di personalità! Oh no, su parastaggiu era spesso un’opera d’arte in miniatura, verniciato in vivaci colori come il turchese o il verde, oppure lasciato al naturale per esaltare le venature del legno in toni caldi di marrone o beige.
E che dire delle decorazioni? Intagli tradizionali sardi trasformavano questo umile mobile in un vero e proprio pezzo da esposizione, con motivi che raccontavano storie di una Sardegna antica e orgogliosa delle sue radici. La bellezza di su parastaggiu non stava solo nel suo aspetto estetico, ma anche nella sua praticità. Quel cassettino alla base, ah, che invenzione geniale! Era il rifugio sicuro per le posate, pronte a essere estratte al momento del bisogno. E pensare che oggi ci lamentiamo se il nostro cassetto delle posate non ha i divisori interni! I nostri nonni sapevano apprezzare la semplicità funzionale di questo mobile che, con la sua presenza rassicurante, contribuiva a creare quell’atmosfera di casa che tanto ci manca nei nostri moderni appartamenti. Oggi, nell’era degli open space e delle cucine minimaliste, su parastaggiu potrebbe sembrare un oggetto d’altri tempi, un po’ fuori posto. Eppure, gli amanti del retrò e del vintage lo cercano con passione, pronti a pagare cifre considerevoli per portarsi a casa un pezzo di storia sarda. E non è difficile capire perché: in un mondo sempre più veloce e impersonale, su parastaggiu rappresenta un ritorno alle radici, un modo per riconnettersi con le proprie origini e con un modo di vivere più lento e consapevole. Immaginatelo in una cucina moderna: sarebbe come avere un ponte tra passato e presente, un elemento di charme che racconta storie di famiglia e tradizioni secolari. E chissà, forse un giorno, quando i nostri nipoti ci chiederanno cosa sia quello strano mobile in cucina, potremo raccontare loro di come, un tempo, le famiglie si riunivano intorno al tavolo, con i piatti presi da su parastaggiu, per condividere non solo il cibo, ma anche risate, storie e l’amore che solo una famiglia sarda sa dare. Perché, in fondo, su parastaggiu non era solo un mobile: era il cuore pulsante della casa, il guardiano silenzioso di momenti preziosi che, grazie a oggetti come questo, non andranno mai perduti.

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