Lo sapevate? Chi è “s’oreri”, il personaggio che resiste alle mode e ai tempi?
La parola oréri in sardo ha un significato doppio e soprattutto completamente diverso. Ma "is oreris" a Cagliari così come in tutti i paesi della Sardegna sono dei personaggi ben radicati, che resistono a tempi e mode. Andiamo a scoprire questa figura.
Lo sapevate? Chi è “s’oreri”, il personaggio che resiste alle mode e ai tempi?
La parola oréri in sardo ha un significato doppio e soprattutto completamente diverso. Ma “is oreris” a Cagliari così come in tutti i paesi della Sardegna sono dei personaggi ben radicati, che resistono a tempi e mode. Andiamo a scoprire questa figura.
Oréri significa orefice (da oro) ma anche vagabondo (da ora, che conta le ore). In logudorese si dice: “Oreri es chie tribagliad e bendhet s’oro, e chie contat sas oras ed es giranteri e isfazzendhadu “oreri”, è colui che lavora e vende l’oro, e colui che non fa altro che contar le ore, che è vagabondo. Su maridu est oreri vorrebbe dire il marito è un orefice oppure un vagabondo.
S’Oreri: il maestro dell’arte del dolce far niente. Parliamo di una figura ormai leggendaria, un vero e proprio eroe della società sarda. No, non un supereroe con mantello e calzamaglia, ma qualcosa di molto più affascinante: il campione indiscusso del dolce far niente!
Immaginate la scena: il sole splende alto nel cielo sardo, le cicale cantano la loro melodia estiva, e lì, comodamente seduto al bar del paese, con un’aria di suprema indifferenza verso il concetto di “lavoro”, troneggia s’oreri. È come se avesse un dottorato in ozio, una laurea in perdita di tempo, un master in “come far passare la giornata senza muovere un dito”.
Ma attenzione! Non lasciatevi ingannare dal termine “oreri”. In sardo, questa parola ha un doppio significato che farebbe impazzire qualsiasi traduttore automatico. Da un lato, significa “orefice”, dall’altro “vagabondo”. È come se la lingua sarda avesse deciso di fare uno scherzo a tutti noi, mettendo sullo stesso piano chi lavora l’oro e chi “lavora” il tempo libero. Geniale, no?
S’oreri è una figura che sfida il tempo e le mode. Mentre il mondo corre freneticamente, lui rimane immobile, un monumento vivente alla filosofia del “perché fare oggi quello che puoi rimandare a domani?”. È come se avesse scoperto il segreto dell’eterna giovinezza: non invecchi se non fai nulla!
Lo trovate in ogni angolo della Sardegna, dal bar di paese alla piazzetta del centro storico. L’età? Beh, diciamo che spazia dai 20 ai 50 anni, ma l’anima di s’oreri è senza tempo. I pensionati? Ah no, loro non contano. Almeno loro hanno lavorato in passato (anche se probabilmente sognando il giorno in cui sarebbero diventati oreri a tempo pieno).
La giornata tipo di un oreri è un capolavoro di inattività produttiva. Sveglia tardi (perché alzarsi presto se non hai nulla da fare?), colazione al bar (possibilmente lunghissima), lettura approfondita dei giornali sportivi (ogni pagina, ogni riga, ogni virgola), discussioni animate su calcio, politica e pettegolezzi locali. Il tutto intervallato da frequenti pause caffè, partite a carte e l’immancabile “gratta e vinci” (perché, ehi, non si sa mai, potrebbe essere la volta buona per non dover lavorare mai più!).
Ma non pensate che s’oreri sia un fannullone qualsiasi. Oh no, è un artista dell’ozio, un virtuoso del non far nulla. Ha elevato la procrastinazione a forma d’arte. Mentre il resto del mondo si affanna a “essere produttivo”, lui filosofeggia sull’inutilità dell’affannarsi. È come un monaco zen del bar, che ha raggiunto l’illuminazione attraverso l’inattività.
E non crediate che sia facile essere un oreri. Ci vuole talento, dedizione, una naturale propensione a evitare qualsiasi forma di fatica. È come se avessero un sesto senso per fiutare le opportunità di lavoro… e evitarle accuratamente!
Ma la vera magia di un oreri sta nel suo ruolo sociale. È il custode delle tradizioni orali, il narratore di storie (per lo più improbabili), il commentatore sportivo non ufficiale del paese. Senza di lui, chi terrebbe aggiornati tutti sugli ultimi pettegolezzi? Chi passerebbe ore a discutere se il Cagliari quest’anno ce la farà a non retrocedere?
S’oreri è anche un maestro di economia. Ha perfezionato l’arte di vivere con poco, di far durare un caffè per ore, di trovare sempre qualcuno che offra da bere. È come se avesse scoperto il segreto della moltiplicazione delle birre!
E non pensate che s’oreri sia solo maschio. Oh no, esiste anche la versione femminile, anche se più rara e sofisticata. La trovate al mercato, a chiacchierare per ore con le commesse, o al parco, a commentare la vita di tutti i passanti.
In un mondo ossessionato dalla produttività, dall’essere sempre connessi e dal fare mille cose contemporaneamente, s’oreri è una figura quasi rivoluzionaria. È il guardiano di un tempo che non c’è più, un tempo in cui la fretta era considerata una maleducazione e il non far nulla un’arte raffinata.
Quindi, la prossima volta che vi trovate in Sardegna e vedete un gruppo di persone sedute al bar, apparentemente senza far nulla, non giudicate. Potreste essere di fronte a un’assemblea di oreri, impegnati nella loro attività preferita: l’inattività. E chi lo sa, magari scoprirete che hanno capito qualcosa della vita che a noi, nella nostra frenesia quotidiana, sfugge.
Ricordate: in un mondo che corre sempre più veloce, forse gli oreri sono gli unici che hanno capito come godersi veramente la vita. E questo, amici miei, è un talento che non ha prezzo. Anzi, forse ne ha uno: il costo di un caffè al bar, che durerà per tutta la giornata!
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