«L’Isola è mamma, è casa, è musa»: Bandito, il cantante sassarese che spopola sui social a suon di voce e chitarra
22 anni, un canale social seguitissimo e pieno di Sardegna, musica, filastrocche d’altri tempi, testi internazionali riadattati in lingua sarda e chi più ne ha, ne metta: Bandito (sassarese di nascita ma, come specifica, con zenia sparsa tra Sorgono, Noragugume e altri luoghi dell’Isola), nonostante la giovane età, è già molto conosciuto.
«L’Isola è mamma. È casa, musa. Ricchezza e riflessione. È qualcosa per cui sono profondamente grato.»
22 anni, un canale social seguitissimo e pieno di Sardegna, musica, filastrocche d’altri tempi, testi internazionali riadattati in lingua sarda e chi più ne ha, ne metta: Bandito (sassarese di nascita ma, come specifica, con zenia sparsa tra Sorgono, Noragugume e altri luoghi dell’Isola), nonostante la giovane età, è già molto conosciuto. “Tutto è musica” dice fermamente e tutto, in effetti, nella sua vita riconduce alle note. Con la sua voce, non solo affascina i sardi, quelli che su questa terra profumata di mirto e ginepro ci sono nati e ci vivono, ma anche chi non la conosce e arriva ad amarla.
«Studio, e sudo. L’ho sempre fatto in maniera un po’ caotica, e continuo a farlo» racconta. «La musica per ora l’ho studiata costruendomi gli strumenti da solo, quindi guidato dall’istinto! Tuttavia, sto per iniziare il mio primo anno accademico presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. E no bio s’ora!»
Una passione che dura da tutta la vita, la sua, un fuoco che nasce dentro e arde.
«Ho sempre cantato, gli innumerevoli filmini che ha realizzato mamma durante la nostra vita lo documentano. Alle medie ho iniziato a farmi timidamente avanti per cantare le canzoni che facevamo di gruppo, in classe, diretti dall’ineguagliabile prof.ssa Pirisi. Poi a 14 anni ho scritto la mia prima canzone, e da lì non è stata che un’immersione sempre più profonda all’interno del mondo della musica.»
Molto successo è arrivato con le canzoni internazionali riadattate in sardo, ma su questo è perentorio: «Ehh il successo è passeggero, così come gli interessi. O forse proprio per via degli interessi?» scherza. «Comunque, ho iniziato per gioco adattando Tango di Tananai. Solo mesi dopo aver realizzato questo adattamento, lo pubblicai sui social. Da quando ho iniziato a crearli con costanza, mi ci sono appassionato. Mi sta facendo scoprire la meraviglia della lingua sarda (e delle persone che partecipano attivamente alla crescita del suo mondo). Una delle mie preferite è Shallow, fino al ritornello. Un’altra è Something in the way, che per ora è esistita solamente in live. Voglio realizzare un bel video per condividerla!»
Ma anche tante, tantissime filastrocche. Antiche, più recenti. Quelle che le nonne ci cantavano per cullarci, ma anche quelle dei momenti di convivialità. Un tuffo nella Sardegna più vera, più quotidiana. «Potrei raccontarvi la storia delle suddette filastrocche ma mi verrebbero i crampi alle mani, quindi… Piuttosto, io sono cresciuto in mezzo alla cultura familiare sarda. Come ho scritto sopra, vengo da luoghi paesani, rurali. Semplici e meravigliosi. Le filastrocche sono sempre state parte dell’interazione tra me e gli adulti. Me ne venivano cantate/recitate diverse, e sono rimaste tutte ben conficcate nella mia testa. Alcune sono talmente toghe che le recito/canto anche a chi non può comprenderle (amici e amiche italiane/stranier*). È molto divertente.»
I progetti lo porteranno lontano dall’Isola, ma Bandito è sardo doc, con il bollino, quindi continuerà a omaggiare la sua terra, le sue radici, quel legame così speciale che si crea con odori e suoni. «Mi trasferirò a Milano. Progetto di mantenere attivo il lavoro sui social, impegnarmi a fondo nello studio e spremere come un limone questa vita che sto per affrontare. Sicuramente a breve uscirà Libera Sa Terra, ed entro fine anno conto di fare una sorpresina a chi apprezza le canzoni acustiche e i racconti caldi e trasportanti. Ah, e magari un po’ di ordine in più non farebbe male!»
Ma perché?, gli si chiede infine. «Perché l’arte arricchisce l’anima, e quindi il mondo. Perché posso comunicare con un sacco di persone e, credimi, probabilmente non c’è cosa che io voglia di più. L’esperienza dell’altro è il motore di questo nostro mondo. La musica, un mezzo meraviglioso e continuamente sorprendente per alimentarlo. E poi la musica è in tutto, davvero tutto. Si potrebbe dire che Tutto è musica. Ciao, Adiosu!»
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