Alla Marina grandi e piccoli tutti insieme per una cena solidale
Salumi e formaggi, insieme a pane arabo e cous cous. Una bella cena di condivisione tra grandi e piccini nel rione Marina. Per dare una risposta alla crisi educativa delle ultime generazioni.
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Tramezzini, formaggi, salumi, pizzette e qualche dolce. “Innaffiato” da bibite e dalla bella compagnia. Alla Marina, nella piazzetta San Sepolcro, adulti e bambini insieme per una cena solidale. Un modo per passare insieme la serata del venerdi, tra chiacchierate, confronti e scambio di idee.
C’è anche chi ha portato il vino e chi il pane arabo con il cous cous. Un segno di condivisione culturale in un rione, quello della Marina, in cui convivono popoli di ogni dove. Un’iniziativa organizzata da “Accesce”, progetto selezionato da “Con i Bambini”, che vede tra i promotori l’associazione di quartiere “La Bottega dei Sogni”.
Una risposta solidale alla crisi educativa delle ultime generazioni. Tutto nel centro storico cagliaritano, tra commercianti, genitori ed educatori.
Un’idea nata tra chi frequenta il centro di quartiere. “Questo progetto nasce per rinsaldare la comunità educante”, spiega Laura Ligas tra gli organizzatori, “laddove tutti gli adulti – al di là del ruolo di genitori, insegnanti, ed educatori – possono essere chiamati al ruolo educativo. Ad esempio, commercianti e abitanti del quartiere”.
“Da maggio 2024 e sino al prossimo maggio 2025 ci incontriamo ogni giovedì”, spiega Marco Spano di Immediazione, uno dei partner dell’iniziativa, “e lì si ci si confronta sulle diverse iniziative educative e laboratori esperienziali di quartiere”. I partner sono Efys, Universita, il Comune di Cagliari, Sardinia Open Data, Aidos, Unica Radio, F4 Cr net, Aman, l’Istituto Comprensivo Satta-Spano-De Amicis.
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A c…..e Pompu: quando un paese sardo diventa sinonimo di lontananza cosmica

Benvenuti a Pompu, il luogo che, nell'immaginario collettivo sardo, è un po' la versione isolana di Timbuktu o, per i più avventurosi, della faccia nascosta della luna.
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A c…..e Pompu: quando un paese sardo diventa sinonimo di lontananza cosmica.
Benvenuti a Pompu, il luogo che, nell’immaginario collettivo sardo, è un po’ la versione isolana di Timbuktu o, per i più avventurosi, della faccia nascosta della luna.
Non è una questione di chilometri, bensì di filosofia: se c’è un posto lontanissimo, irraggiungibile, una meta che neanche l’esploratore più testardo vorrebbe raggiungere, beh, quello è proprio Pompu. Il paese, situato nella zona centro-occidentale della Sardegna, in provincia di Oristano, si trova involontariamente al centro di un fenomeno linguistico isolano che lo ha reso famoso in tutta l’isola, ma non certo per le sue incredibili feste paesane o per un record mondiale. Stiamo parlando della coloratissima, e ironica, espressione sarda: A casin’e pompu.
Se per caso siete turisti e sentite un sardo esclamare questa frase, non pensate che si stia lamentando del traffico verso il borgo di Oristano, perché l’espressione è molto più profonda, e decisamente più spassosa. Questa frase, infatti, viene utilizzata quotidianamente per indicare una meta molto lontana o, peggio ancora, un luogo apparentemente inaccessibile. La parola “pompu” è il dialetto sardo che identifica, per l’appunto, il paese di Pompu. Tuttavia, nel momento in cui l’espressione viene pronunciata, non ci si sta affatto riferendo a quello specifico luogo geografico. È invece un vero e proprio modo di dire che denota una destinazione molto lontana o irraggiungibile per chi parla, indipendentemente dalla sua effettiva, e magari vicinissima, posizione in Sardegna.
Una delle caratteristiche più affascinanti della Sardegna è la sua varietà della sua lingua: ogni zona dell’Isola, con un tocco di genio e una spruzzata di ironia, ha le sue particolarità e le sue espressioni coloratissime, ma poche hanno avuto la fortuna, o la sfortuna, di diffondersi così tanto, trasformando un tranquillo paese nell’epitome della lontananza universale. Questo detto non fa che riflettere l’intrigante geografia dell’Isola e, diciamocelo, le sfide che la vita nell’entroterra e le sue strade tortuose hanno presentato nel corso dei secoli. La Sardegna è rinomata per la sua bellezza naturale e la sua diversità paesaggistica, ma è anche caratterizzata da aree remote e difficilmente accessibili, specialmente nelle regioni montuose e costiere, e Pompu, in questa cornice, è diventato il simbolo della fatica di chiunque debba raggiungere un luogo che si trova, letteralmente, dall’altra parte del mondo.
Questo detto sardo è ancora oggi ampiamente utilizzato nella vita quotidiana dell’isola, un vero e proprio inno all’esagerazione affettuosa tipica del popolo sardo. Quando un sardo vuole indicare un posto molto distante o difficile da raggiungere, non esita a dire: È proprio a casin’e pompu! È un modo colorito e pittoresco per descrivere una destinazione che può sembrare remota o lontana, anche se, ironia della sorte, non è necessariamente così: magari è solo il luogo in cui si è dimenticata la giacca, ma il viaggio per recuperarla appare già un’epopea degna di Ulisse.
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