«La Pet Therapy? Un ponte tra malattia e speranza di stare meglio»: Sandy Carboni e il suo libro “Qui tutti abbiamo una coda”
Sandy ha 25 anni quando la sua bambina di un anno si ammala di un tumore raro e aggressivo. Trascorrono intanto molti anni, sua figlia ne ha dodici adesso, e fortunatamente la sua vicenda è a lieto fine. La sua mamma però, partendo dai ricordi e dalla speranza che non perdeva in quegli anni, ha scritto un libro illustrato per mostrare a tutti gli effetti della Pet Therapy. La loro storia
C’è chi dai momenti cupi, quelli in cui sembra tutto troppo duro – sebbene colmo di speranza, sempre –, riesce poi a cogliere le sfumature migliori. I colori. Le emozioni. Le cose importanti. E i ricordi, che poi sono il sale della nostra esistenza.
Questo è il caso della 37enne Sandy Carboni, attualmente a Selargius ma originaria di Barbusi, frazione di Carbonia nella quale è cresciuta e dove vorrebbe tornare. Sandy vive con sua figlia, dodicenne, e lavora nell’ambito del marketing aziendale.
Ah, Sandy Carboni ha anche scritto un libro, o meglio, un libro illustrato sui benefici della pet therapy, da molti sottovalutata. Lo fa con un linguaggio che prende per mano quello dei bambini ma specifica: è anche un libro per adulti. Anzi, forse soprattutto deve – deve! – essere un libro per adulti, gli stessi adulti che hanno un compito gravoso, quello di accompagnare i propri figli in un percorso duro e che Dio benedica i momenti in cui si riesce a strappar loro un sorriso.
Sì, perché quando la donna aveva 25 anni e sua figlia uno il destino si è abbattuto su di loro con la forza di un tornado. Con il suono di un fulmine. Con la violenza di un uragano.
«Siamo arrivate in ospedale che io già sapevo che ci aspettava qualcosa di molto difficile. Sia perché me lo sentivo ma anche perché era palese che si trattasse di qualcosa di grave» racconta la 37enne. «Si trattata di un tumore molto raro e aggressivo e abbiamo affrontato diversi mesi di chemio e un trapianto davvero complesso. Sono stata io la donatrice e il 5 settembre è l’anniversario del trapianto… il nostro “Compleanno delle Celluline”! Abbiamo visto molti amichetti andare via… tutto sommato, noi siamo state fortunate anche se qualche strascico ce lo portiamo dietro. Siamo qui e questo è l’importante.»
Anni impegnativi, difficili, spiega, con sempre una luce: «La speranza che sarebbe andato tutto bene non l’ho mai persa, ma ovviamente ci sono stati dei momenti in cui la paura era tanta. Ho però sempre cercato di mantenere la calma e di cogliere il lato positivo di tutto… uno di questi è stato sicuramente la Pet therapy.»
Ed eccoci alla Pet Therapy, quella che non molti anni dopo sarebbe stata il fulcro di un lavoro bellissimo.
«Racconto sempre con molto orgoglio che noi siamo state tra le prime ad accogliere la Pet therapy in reparto. Per noi era la prima esperienza ovviamente ma lo era anche per Noah, il primo cane con cui abbiamo interagito e a cui siamo molto legate ancora oggi. Abbiamo conosciuto poi altri cani e ognuno ha avuto un ruolo importante nel nostro percorso. La pet therapy in ospedale è parte integrante delle cure perché rappresenta una sorta di ponte tra la malattia e la speranza di stare meglio e di riabbracciare una vita normale. È prendersi cura di qualcuno che allo stesso tempo si prende cura di te: credo che questa sia la definizione dell’amore, in fondo.»
Poi, ecco giungere la voglia di mettere nero su bianco questa esperienza, ma senza creare pianti o tristezza, ma solo speranza.
«L’idea di scrivere un libro c’è sempre stata sin da bambina e quando abbiamo affrontato la malattia ovviamente il primo pensiero è stato quello di raccontare questa esperienza. Non volevo però farlo in maniera lineare perché sapevo che certe storie tendono a suscitare pietismo e a rattristare le persone… non volevo questo e quindi ho sempre rimandato in attesa di trovare la formula giusta. Quando poi ho conosciuto Laura, solo qualche anno fa, ho capito subito che quello poteva essere il modo giusto. Laura è una splendida persona e una splendida illustratrice. Sono stati tre mesi intensi di lavoro soprattutto notturno, di idee di lacrime e di risate. Sono molto orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto insieme e di avere scelto proprio lei. Serve coraggio per raccontarsi e io in questo modo ho fatto in modo che fosse un po’ più semplice.»
Et voilà: Sandy e Laura iniziano a lavorarci a dicembre 2023 e a marzo 2024 possono stringere tra le mani la loro storia.
«Vedere l’opera pubblicata? È stato strano. Quando il libro era pronto, c’è stato qualche rallentamento in fase di stampa, mi sono innervosita e avevo moltissima ansia di vedere tutto realizzato. Quando poi è arrivato, ho avuto una reazione molto strana: l’ho sfogliato la prima volta ma principalmente in cerca di possibili errori da correggere. Dopodiché non ho avuto il coraggio di sfogliarlo per diverse settimane. Era come se avessi paura dell’effetto che poteva fare. Poi ho iniziato con le presentazioni e a sentire i pareri delle persone. È stato molto bello e lo è tutt’ora.»
“Qui tutti abbiamo una coda” è un libro particolare, come abbiamo detto, ma non solo nei temi, ma anche nel POV.
«Fare un libro illustrato raccontato dal punto di vista del cane – e quindi con parole semplici e immediate – lo rende un libro adatto anche per bambini ma ci tengo a precisare che non è un libro SOLO per bambini. È un libro per tutti e anzi, la cosa che preferisco di questa esperienza è proprio vedere l’effetto che fa nelle persone… sempre diverso in base all’età, alle esperienze e alla sensibilità. Ci sono dei passaggi forti e malinconici, ma credi di essere riuscita a raccontarli con la delicatezza giusta per essere accolti da chiunque.»
Il libro è acquistabile direttamente sullo store di youcanprint, ma Sandy opta sempre per la vendita diretta. «Preferisco spedire io il libro o distribuirlo durante le presentazioni così da lasciare sempre almeno un pensiero, un segnalibro o qualcosa di personale. Racconto di questa avventura nelle pagine dedicate sia su FB che su Instagram e lì è sempre possibile contattarmi per averne una copia. Ci sarà poi una presentazione il 7 a Casa Ofelia, Sestu, dalle 18 e un’altra il 21 settembre, sempre dalle 18 presso Casa Saddi a Pirri.»
E a chi vive la sua stessa situazione? Be’, tutti hanno il loro percorso, tutti hanno la loro strada.
«È difficile dare consigli o fare delle considerazioni. Sono sempre stata del parere che non basti “esserci passati” per saper dire la cosa giusta. Tutte le persone vivono le esperienze in maniera diversa. In una situazione del genere ci si può aggrappare alla speranza, alla scienza, alla fede, al destino… anche a tutte queste cose contemporaneamente. Come ho detto prima, per me la salvezza è stata quella di vivere tutte le esperienze positive come l’amicizia e i rapporti che si creano tra famiglie che fanno lo stesso percorso, le attività che si svolgono insieme e le persone che si ha la fortuna di incontrare, anche quando purtroppo si ha la sfortuna di doverle salutare troppo presto.»
«Per concludere, ringrazio le persone che mi hanno aiutato a realizzare questo bellissimo progetto. Poi un ringraziamento alle famiglie di Noah, Milù, Emma e soprattutto a Bobbyboy… il cane al quale è ispirato il protagonista del libro. Lui è stato la mia ancora di salvezza e abbiamo stretto da subito un rapporto molto speciale. Ci siamo diciamo scelti a vicenda. Un’ultima cosa: tutti i protagonisti del libro, sia cani che bambini, sono stati disegnati ispirandoci a chi davvero ha vissuto il percorso di terapia con noi. Alcuni di loro, sia cani che bambini, non ci sono più ma per me è stato importante che fossero con noi e vedere che le famiglie li hanno riconosciuti per me è stato un regalo immenso.»
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