Papa Francesco incontra Beniamino Zuncheddu, il pastore ingiustamente incarcerato per 33 anni

Un incontro toccante, che ha visto il pontefice confrontarsi con una delle storie di ingiustizia più dolorose e strazianti degli ultimi decenni in Italia.
Nella quiete solenne della Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco ha accolto oggi in udienza privata Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo che ha trascorso 33 anni in carcere con l’accusa di un triplice omicidio, solo per essere assolto lo scorso gennaio nel processo di revisione. Un incontro toccante, che ha visto il pontefice confrontarsi con una delle storie di ingiustizia più dolorose e strazianti degli ultimi decenni in Italia.
Zuncheddu, arrestato a soli 26 anni, è uscito dal carcere all’età di 60 anni, portando con sé un peso incalcolabile di sofferenza, ma anche una testimonianza di fede incrollabile e di umanità. Durante l’udienza, il pastore ha consegnato a Papa Francesco una copia del libro che ha scritto insieme al suo avvocato, intitolato “Io sono innocente”. In questo volume, Zuncheddu narra la sua tragica esperienza di prigioniero, rinchiuso per decenni in tre diverse carceri, a volte costretto a condividere una piccola cella con altre undici persone, in condizioni che egli stesso definisce disumane.
Nonostante le difficoltà immani, tra cui la mancanza di spazio per dormire e la difficoltà a lavarsi, Zuncheddu non ha mai perso la speranza. Nel racconto della sua vicenda emerge una figura che, pur provata da un’ingiustizia crudele, ha saputo trarre forza dalla propria fede in Dio e dall’amore per la sua famiglia, che non ha mai smesso di pensare anche nei momenti più bui. Questa forza interiore gli ha permesso non solo di resistere, ma anche di aiutare chi, nel carcere, stava peggio di lui.
Durante l’incontro, Zuncheddu ha condiviso con il Papa il cammino di perdono che ha intrapreso. Ha raccontato come, nonostante la sofferenza e l’ingiustizia subita, sia riuscito a perdonare chi lo aveva falsamente accusato, portando a quella condanna ingiusta. Un perdono che non è stato facile, ma che ha trovato nella sua fede una base solida su cui costruirsi.
Papa Francesco, da sempre sensibile alle storie di sofferenza e ingiustizia, ha ascoltato con profonda attenzione le parole di Zuncheddu, esprimendo la sua vicinanza e il suo sostegno. Il pontefice ha riconosciuto il coraggio e la dignità del pastore, lodandolo per la capacità di mantenere viva la speranza e di non lasciarsi sopraffare dall’odio. Questo incontro ha rappresentato un momento di grande intensità emotiva, non solo per Zuncheddu, ma per tutti coloro che credono nella possibilità di redenzione e giustizia.
La storia di Beniamino Zuncheddu è un potente richiamo alla riflessione sulla fragilità del sistema giudiziario e sulle terribili conseguenze che possono derivare da un errore giudiziario. Ma è anche un esempio di come la fede, la speranza e il perdono possano sopravvivere e fiorire anche nelle circostanze più difficili.
L’udienza odierna, con Papa Francesco, non è solo un atto di riconciliazione personale, ma un simbolo di speranza per tutti coloro che lottano contro le ingiustizie nel mondo.

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