Sconfigge due tumori e apre il suo negozio. Sara Marceddu: «L’amore per i dolci mi ha salvato la vita»
Prima, il Linfoma di Hodgkin a soli ventinove anni. Poi la Leucemia Promielocitica acuta. Sara Marceddu ha tanti ostacoli da saltare ma il suo sogno riesce a darle sempre la forza: vuole aprire un negozio di dolci. Combatte unghie e denti, sempre supportata dalla famiglia, e riesce: «E' la mia rivincita, la mia rinascita».
«La mia dolce nonna mi ha insegnato che l’amore per i dolci ti salva la vita.»
Ci sono storie che infondono coraggio solo al leggerle. Sono quelle storie dove la vita ti mette davanti non uno, non due, ma mille ostacoli ma la passione e la tenacia sono più forti di qualunque caduta. Sono quelle storie dove il protagonista – in questo caso la protagonista – si rialza, nonostante tutto, anche con le ginocchia sbucciate ma senza perdersi d’animo mai. Perché ci crede, nel suo sogno, ci crede così fermamente che è questione di vita o di morte. E sebbene questo modo di dire sia usato spesso per cose meno importanti, qui davvero assume un significato particolare, ancor più intenso: è stato l’amore per i dolci e la perseveranza nel vedere avverato il suo sogno a salvare la vita di Sara Marceddu, 45enne di Monastir.
Ma facciamo un passo indietro. Sara ha ventinove anni, è sposata e ha una bambina. Nessuna nuvola sembra incombere sulla sua testa. Ha avuto una bella infanzia ed è felice. Quando le diagnosticano il Linfoma di Hodgkin ha soli ventinove anni. «In un primo momento,» racconta «vengo valutata alla Cittadella Universitaria, subito però parto per Milano e al Centro Tumori vengo seguita in tutto e per tutto.»
Sara fa la chemio ogni 15 giorni ma rientra sempre in giornata: a casa ha una bimba di soli due anni che la aspetta. Ma quando arriva il turno della radioterapia la scelta è poca: poiché Sara risulta radioattiva, non può veder la sua bimba per un mese, restando a Milano per le cure. «Il mio incubo termina dopo 5 anni, il Signore vuole che io rimanga subito incinta di un maschietto che nascerà sano. Per me è stato un miracolo dopo le numerose cure fatte.» Parte da lì una passione che sarà determinante per i suoi anni futuri.
Sara Marceddu decide di dedicarsi ai dolci, suoi compagni fin dall’infanzia grazie alla nonna che – bravissima soprattutto in quelli sardi – la voleva al suo fianco, pronta a trasmettere un’arte bellissima. «È stata un’ottima maestra,» racconta la 45enne «a volte anche severa: ci teneva troppo che noi apprendessimo il suo amore per i dolci. E questo amore mi ha aiutato, è stata la mia medicina.»
Nel frattempo, dopo la nascita del suo secondo bimbo, inizia a fare corsi. «Ero completamente innamorata dei biscotti in ghiaccia reale, tanto da voler creare anche le formine taglia biscotto.» L’incubo tuttavia – ahimè – non è ancora finito: quando il più piccolo ha 18 mesi, Sara si sente poco bene e la risposta alle analisi e alle visite è infausta.
«Mi viene diagnosticata la Leucemia Promielocitica acuta. In un primo momento mi sento mancare l’aria, ma poi lotto con tutte le mie forze. La leucemia non era il linfoma, era molto più aggressiva e mi faceva stare molto più male, ma io a casa avevo chi mi aspettava: mio marito, che non mi ha lasciato un secondo, i miei figli, la mia adorata sorella, una nipotina appena nata e i miei genitori. Non potevo mollare, non potevo permettere che mia madre piangesse giorno e notte perché mi vedeva atterrata, senza forze… e così ho lottato.»
Sara combatte, unghie e denti. Va a fare la chemio ogni santo giorno, si reca senza compagnia alcuna perché sostiene di poter fare tutto da sola, nonostante la delicatezza del momento. Nei momenti in cui sta meglio, sono i dolci a farle compagnia, a darle conforto, forza, coraggio. Dopo qualche anno, quando la situazione di salute è più stabile, decide addirittura di fare dei corsi con Ernest Knam e con altri pasticceri. «Assaggio più da vicino quel mondo che tanto mi appassionava, fino a decidere di rendere il mio sogno realtà: quello che io definivo la mia rinascita, la mia rivincita.»
Sara trova un locale a Cagliari, in un posto che ama. Lo guarda, si innamora sempre di più e lo riguarda ancora. Alla fine, prende contatto con i proprietari e firma il contratto. È un momento bellissimo, un salto nell’arcobaleno. La ragazza sta realizzando quel che desidera ma c’è chi vuole che prima si riprenda del tutto: suo marito infatti non è per nulla d’accordo.
«Diceva che dovevo riposarmi, godermi la famiglia ma io niente… ero veramente testarda. Il giorno dopo l’agognata firma sto così tanto male da vedere tutto infrangersi come uno specchio rotto, vedevo i pezzi cadere uno dopo l’altro, un incubo: recidiva di Leucemia Promielocitica acuta.» Per lei è ormai tutto finito. È arrabbiata, anzi, furiosa con tutti. Non vuole nemmeno più sentire quella parola: bakery. L’universo le gioca un altro scherzo crudele e lei pensa di mollare. «Mi sono curata, sono caduta a tal punto che ho veramente pensato di non farcela, ho affrontato un trapianto che mi ha devastata… ma grazie al Signore tutto è andato per il meglio.»
Quando torna a casa, il sogno esplode nuovamente nel suo petto: era solo addormentato un pochino. Bussa, come racconta, bussa più forte che mai finché un giorno, nel suo paese, vede un locale e una lampadina si accende. Sono trascorsi solo quattro mesi dal trapianto, quasi non riesce nemmeno a camminare ma lei è animata da una passione travolgente, da un fuoco che arde dentro di lei, quindi parla con la famiglia.
«Come potrete immaginare, fu un NO GIGANTE. “Tu sei matta, dove vuoi andare?” Pur di scoraggiarmi in questa impresa, qualcuno mi ha detto che avrei fallito. Qualcun altro che era solo un mio capriccio. L’unica persona che ha creduto in me era mia sorella che diceva di lasciarmi fare. Lei sapeva! Lei, il mio sangue, capiva che era la mia cura…»
La donna convince il marito che, spaventatissimo, vorrebbe solo che lei restasse tranquilla, dicendogli che la sua guarigione dipende dalla realizzazione di questo suo grandissimo desiderio. «Ho iniziato volendo fare solo un laboratorio ma, mano a mano che procedevano i lavori, ho realizzato la Beautiful Bakery proprio come l’avrei fatta a Cagliari. In pieno Covid, dopo pochi mesi, sono riuscita ad aprire. Tutti pensavano fossi pazza ad aprire un negozio in piena pandemia, ma a me la pandemia non ha mai fatto paura…»
Apre e accoglie tutti: «Volevo che chiunque entrasse respirasse amore e gioia. Non ho aperto pensando agli utili, a me rendeva felice pagare le mie dipendenti, le spese e vivere la mia rinascita.» Dopo qualche mese, una chiusura di qualche mese a causa di controlli mandati rischia di rovinare tutto di nuovo ma da questa storia si impara una lezione importante: Sara Marceddu non si fa fermare da nessuno, quindi non si arrende. «Ho studiato al minimo dettaglio il modo per poter riaprire senza che nessuno fiatasse. Dio non mi ha abbandonata nemmeno questa volta e nonostante la grossa perdita io ho un marito che mi ama da morire e mi ha appoggiata tantissimo e aiutata come non mai. Lui ha visto che il mio locale mi ha guarita e non ha permesso che mi facessero del male.»
Quindi, come era da immaginare…«Riapro più forte di prima perché il mio locale tutto rosa esplode e tutti vengono da ogni parte della Sardegna: per me è stata una rivincita un abbraccio enorme. Mi ritengo una persona davvero fortunata, amo il mio lavoro e penso di avere tantissimo da imparare ma la cosa certa è che metto tutto il mio amore e tanta umiltà in quello che faccio. Ho tanta voglia di imparare e continuo a formarmi sempre, sia come persona che come pasticcera. Ci tengo tanto a ringraziare la mia famiglia per tutto l’amore che mi dà e per essere sempre al mio fianco, le ragazze del mio team che sono parte fondamentale di Beautiful Bakery, la mia mamma che lavora con me e non mi lascia un attimo, mia sorella che è la mia più grande sostenitrice e la mia dolce nonna che mi ha insegnato che l’amore per i dolci ti salva la vita.»
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