In Sardegna esiste un luogo particolarissimo a metà strada tra paesaggi “lunari”, piscine naturali e mare cristallino.

Stiamo parlando della piscina naturale di Cane Malu, situata nel territorio del comune di Bosa, a poche centinaia di metri dalla cittadina.

Prendendo una strada a destra del porticciolo dopo aver parcheggiato l’auto ci si può incamminare a piedi verso paesaggio davvero unico nel suo genere. Infatti, dopo una stradina bianca e seguendo attentamente le indicazioni un po’ nascoste che recano scritto “Poggio Columbu” e “Cane Malu” si arriva prima al piccolo fiordo di Poggio Columbu e poi, subito dopo nella distesa di antica pietra vulcanica che conduce alla piscina naturale.

Un classico posto in cui anche il percorso vale la visita vista la particolarità della roccia. La trachite bianca si dipana dalla scogliera fino al mare dando vita a veri e propri crateri che ricordano da lontano il suolo lunare. In uno di questi crateri, direttamente sul mare e protetto da un lungo braccio roccioso si trova una bellissima vasca naturale caratterizzata da acqua colore turchese intenso.

Una piscina abbastanza profonda in cui molti si tuffano e nuotano godendosi il paesaggio.

Nella vasta opera delle Vite parallele, conosciuta semplicemente come Vite, Plutarco non tratta la Sardegna come un luogo da descrivere nei suoi aspetti geografici o culturali. L’isola entra invece nella narrazione come spazio storico e politico, legato alle vicende di uno dei protagonisti più importanti della tarda Repubblica romana: Caio Gracco.

Nella Vita di Caio Gracco, la Sardegna appare come una provincia dell’Impero romano attraversata da problemi amministrativi, tensioni sociali e difficoltà economiche, soprattutto nel settore agricolo e vitivinicolo. Questi elementi non vengono analizzati per sé, ma come parte di quel complesso sistema di rapporti tra Roma e le sue province che Plutarco osserva sempre attraverso le azioni degli uomini.

L’isola, in questo contesto, diventa il luogo in cui si misura il carattere di Gracco. Non è un semplice sfondo, ma uno scenario in cui emergono le sue virtù civili e morali. In un passo delle Vite, Plutarco racconta infatti:

«Mentre dunque Gaio era in Sardegna dava ogni prova di coraggio, e prevaleva di molto tra tutti i giovani nelle gare contro gli avversari e nei diritti per i sudditi e nell’affetto e rispetto verso il pretore; per saggezza e semplicità e per operosità superava anche i più anziani.»

Queste parole rivelano come la Sardegna fosse per Gracco un luogo di prova, dove egli si distinse non solo per valore militare, ma anche per il senso di giustizia, per la correttezza verso i sudditi e per il rispetto delle istituzioni. L’isola diventa così uno specchio delle tensioni dell’epoca e, allo stesso tempo, una palestra di formazione politica.

Plutarco, come in tutta la sua opera, non è interessato tanto alla descrizione dei luoghi quanto al carattere degli uomini. La Sardegna entra nelle Vite perché è qui che si svolgono eventi capaci di rivelare la statura morale di Caio Gracco e di mostrare le contraddizioni del dominio romano sulle province.

In questo modo, l’isola assume un posto preciso nella memoria del mondo antico: non solo terra lontana e periferica, ma snodo della storia romana, dove si intrecciano politica, giustizia e destino personale.