A Muravera un gigantesco e bellissimo murale di Stefano Pani dedicato a Gigi Riva

Si è spento Giovanni “Ninnino” Sanna Pirari, figura nota in tutta la Sardegna per essere stato protagonista, nel 1986, di uno dei rapimenti più drammatici della cronaca isolana. Aveva diretto l’Ispettorato Agrario di Nuoro, la città dove era nato, e dove fu prelevato con la forza, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1986, mentre si trovava a “Locula”, nei pressi del capoluogo barbaricino.
La prigionia durò 148 giorni. Cinque mesi vissuti in condizioni durissime, che lo stesso Sanna definì in seguito “disumane”: incatenato, mascherato, e completamente isolato, senza alcun contatto umano con i suoi sequestratori. “Trattato come un cane”, raccontò ai giornalisti all’indomani della liberazione, avvenuta il 12 febbraio 1987, nelle campagne di Dorgali.
Il suo rilascio fu possibile solo dopo il pagamento di un riscatto di 800 milioni di lire, raccolto in circostanze eccezionali. La moglie di Sanna, Nicole, non aveva la possibilità economica di affrontare quella cifra. A quel punto intervenne un amico di famiglia, il muratore Giovanni Lovicu, che si offrì come emissario e addirittura come ostaggio sostitutivo.
Fu proprio grazie a questo gesto di incredibile solidarietà che Sanna poté tornare a casa e organizzare, da uomo libero, il reperimento dei fondi necessari alla liberazione di Lovicu, che fu poi anch’egli rilasciato. Ninnino Sanna è deceduto a Capoterra, dove risiedeva. I funerali saranno celebrati oggi, venerdì 18 aprile. La sua storia resta impressa nella memoria collettiva della Sardegna, simbolo di un’epoca segnata da violenza, ma anche da gesti di coraggio e straordinaria umanità.